La Nuova Sardegna

L’esperienza sarda per sfidare il fuoco con droni e software 

di Antonello Palmas
L’esperienza sarda per sfidare il fuoco con droni e software 

Progetto Af3: dalla piattaforma web ai lanci tecnologici Nel team europeo c’è anche il vigile sassarese Gianni Fresu

16 giugno 2017
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SASSARI. Distruttivi, imprevedibili, capaci di mettere in crisi apparati organizzati, di rovinare l’economia della zona che hanno deciso di colpire: gli incendi boschivi sono una brutta bestia, come ben sa chi vive in una terra come la Sardegna che ne porta ben visibili le cicatrici. Ma c’è un progetto europeo, l’AF3 (Advanced Forest Fire Fighting, ovvero lotta evoluta agli incendi delle foreste) che mira a rivoluzionare l’approccio alle strategie sul fronte dei roghi e a rendere gli interventi più efficaci e meno rischiosi per il personale.

Nel pool internazionale che coinvolge Italia, Grecia, Spagna e Israele e che mira a introdurremezzi innovativi che garantiscano un elevato livello di integrazione tra sistemi esistenti e nuovi, c’è anche un vigile del fuoco sassarese, Gianni Fresu, funzionario tecnico del Comando di Sassari, uno dei 5 italiani chiamati a collaborare per sviluppare le nuove tecniche. Se ne parlerà giovedì a Roma nel seminario conclusivo all'Istituto superiore antincendi.

Il progetto amalgama un’ampia serie di aspetti propri delle problematiche di gestione antincendio, dal coordinamento interforze su scala europea, alle tecnologie mobili per il controllo in tempo reale dell’area di crisi e a sistemi antincendio avanzati sia a bordo velivolo sia a terra. Af3 è il frutto di anni di sviluppo tecnologico e condivisione di competenze tra ricercatori, vigili del fuoco, militari: elemento fondamentale è la condivisione di dati operativi tra i diversi corpi europei coinvolti nel progetto, tra simulazioni di evacuazione, modelli matematici di propagazione del fuoco (è stato utilizzato come modello anche un incendio che spaventò San Teodoro qualche anno fa), studio delle caratteristiche del territorio, analisi condivisa dei dati meteo e delle tecnologie antincendio disponibili. Lo sviluppo di una piattaforma web e di app per dispositivi mobili, permette inoltre al personale di controllare lo scenario operativo, contando anche sulla collaborazione dei cittadini che possono segnalare incendi con immagini e dati geolocalizzati.

Le “tecnologie indossabili” garantiscono il controllo della posizione dei vigili del fuoco impegnati nella aree più pericolose; un aspetto indispensabile per monitorare lo stato di salute nel corso delle operazioni, spesso portate avanti per ore e in condizioni estreme.

Il futuro prevede un uso massiccio di droni: «Sono fenomenali e decisivi in molte fasi dell’incendio – dice Fresu –, sia in fase preventiva, perché fotografa e permette di analizzare il tipo di vegetazione e la sua altezza, ma anche durante e dopo il rogo. Ci sono droni piccoli che lavorano su un campo d’azione ridotto e altri che sembrano veri aerei senza pilota e necessitano di piste». Ma una delle grandi novità sono i pellet, una sorta di gavettoni tecnologici: l’acqua è chiusa in contenitori di materiale biodegradabile. «Ideati da una ditta israeliana, possono essere lanciati sul fuoco senza che il carico si polverizzi anche da grande altezza, con un deciso miglioramento della sicurezza dei volie della precisione dei lanci – spiega Fresu –. Un supporto da sviluppare, non tutti i velivoli sono in grado di utilizzarlo».

Ma questo progetto è già applicabile in Sardegna? «In alcune sue parti sì – risponde Fresu –, altre soluzioni sono prototipi. Di certo si possono già usare dei software per la formazione del personale e altri ideati per avere le condizioni meteo locali. Uno dei problemi che più affligge gli operatori è non poter prevedere dove si dirigerà l’incendio se non usando l’esperienza. Avere modelli matematici è importante». Sul campo sono state invece testate alcune tecnologie, come la stazione meteo portatile, che sfruttano il sistema satellitare: il sistema è già a disposizione e il futuro è meno nero.

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