La Nuova Sardegna

«Voglio sapere chi mi ha rovinato la vita» 

«Voglio sapere chi mi ha rovinato la vita» 

L’ex sequestrata: finalmente ho speranza di ottenere giustizia. Boe? Non lo conosco

28 giugno 2017
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SASSARI. «Se le indagini sono state riaperte è per merito mio e dell’unica persona che mi ha ascoltato. Ringrazio il procuratore di Reggio Emilia Giorgio Grandinetti, una persona eccezionale, devo a lui la speranza di ottenere ancora giustizia. E sapere dopo tanti anni chi mi ha tenuto sotto terra, incatenata. Chi mi ha rovinato la vita, segnandola per sempre». Silvana Dall’Orto parla a voce alta al telefono, a tratti quasi grida. «Sono agitata, mi scusi», ripete mentre qualcuno – probabilmente il marito – le dice “butta giù, butta giù”. Lei invece va avanti, dice che vuole sapere: «Prego ogni giorno Dio che mi lasci ancora il tempo necessario per conoscere la verità». La Dall’Orto, che oggi ha 73 anni, chiede un risarcimento perché se conoscere chi l’ha rapita non cancellerà il dolore vissuto «e i problemi fisici e morali che la detenzione mi ha causato», probabilmente dare un volto a chi per sei mesi la tenne lontana dai suoi affetti, dal marito e dai figli, servirà a fare definitivamente luce su una vicenda in seguito alla quale «da vittima sono diventata carnefice». Silvana Dall’Orto si riferisce all’arresto con l’accusa di essere stata complice dei sequestratori per tentare di estorcere un miliardo al cognato Oscar Zannoni. La donna è stata assolta e ha ottenuto un risarcimento per i 9 giorni di ingiusta detenzione. Ma la ferita è ancora aperta. «Mi hanno accusato di cose terribili, un incubo dopo l’altro. Io complice dei miei rapitori? Non so chi fossero, se lo sapessi non sarei qui. Indossavano dei cappucci, se avessi visto i loro volti non sarei qui a parlare. Perché mi avrebbero ucciso». Ora ci sono 16 indagati, tra loro anche Matteo Boe. Ventinove anni fa, all’epoca del sequestro, il nome dell’ex primula rossa di Lula girava più di altri. Silvana Dall’Orto descrisse uno dei suoi rapitori come un uomo alto dal bacino stretto e gli occhi di ghiaccio. «Leggo i giornali, so che Boe è stato scarcerato. Ma io non so nulla di lui, non ho idea se facesse parte della banda. E non so neppure se ci fossero donne tra loro, perché stavano bene attenti a non rivelare indizi che potessero svelare la lor identità. Io so soltanto che se mio marito non avesse pagato il riscatto (4 miliardi di lire ndr) io non sarei qui. E so anche che per anni non si è cercata la verità, nonostante i miei appelli e le richieste da parte dei miei avvocati. Ora– conclude Silvana Dall’Orto – qualcosa si è mosso. E io aspetto, come ho aspettato sinora ma con una speranza in più». (si. sa.)

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