La Nuova Sardegna

A fine ottobre le prime risposte 

A fine ottobre le prime risposte 

Una decina di legali schierati in difesa degli indagati, numerosi quelli isolani

29 giugno 2017
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SASSARI. Una decina di avvocati coinvolti, tra difensori di fiducia e d’ufficio. E una ventina gli indagati, almeno nella fase iniziale, poi ridotti a 16. Nessuno di loro si trova in carcere, l’unico detenuto all’atto della notifica degli avvisi di garanzia – alcuni mesi fa – era Matteo Boe. Lui come gli altri è un indagato tecnico: l’iscrizione era necessaria per procedere all’incidente probatorio avvenuto il 1 marzo durante il quale è stato visionato il materiale che sarà sottoposto agli accertamenti. Il borsone di reperti recuperato dietro sollecitazione di Silvana Dall’Orto stava in un ufficio della procura di Reggio Emilia, in seguito al ritrovamento il procuratore Giorgio Grandinetti ha deciso di riaprire le indagini passate alla Dda di Bologna. A quel punto sono partiti gli avvisi di garanzia a un gruppo di persone sulle quali all’epoca del sequestro si addensarono sospetti. In particolare erano due i nomi ricorrenti tra gli investigatori: Mario Moro e Matteo Boe. Il primo, coinvolto nel sequestro Soffiantini, viveva nell’Appennino tra la Toscana e l’Emilia Romagna. E subito, quando fu rapita Silvana Dall’Orto, si fece il suo nome insieme a quello di Matteo Boe, all’epoca latitante. Non c’erano dubbi sul fatto che la banda fosse sarda. Le indagini si fermarono. Ora si riparte. Dall’isola i legali degli indagati aspettano di conoscere l’esito degli accertamenti: gli avvocati sardi sono i nuoresi Anna Rita Mureddu, Tullio Moni e Umberto Papandrea e l’ogliastrino Giuseppe Paolo Pilia. A tutelare gli altri indagati che abitano nella penisola sono gli avvocati Maurizio Mazzarella di Pordenone e Valerio Flocco di Bologna. Ad assistere la famiglia Dall’Orto-Zannoni – che ha nominato come consulente di parte Emiliano Giardina, lo stesso del caso Gambirasio – è l’avvocato Francesca Corsi di Reggio Emilia. Tutti in attesa dell’udienza in programma il 25 ottobre, quando si saprà se da quei reperti è possibile tracciare l’identikit dei rapitori. (si. sa.)

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