La Nuova Sardegna

L’agrolimentare punta agli Usa 

 L’agrolimentare punta agli Usa 

Un progetto per portare negli Stati Uniti i prodotti d’eccellenza della Sardegna

01 luglio 2017
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Esportare “La dolce vita”. Impossibile slegare il capolavoro di Federico Fellini dal bersaglio a Stelle e strisce che dovrebbe essere al centro del mirino dell’export isolano. O, perlomeno, dovrebbe entrarci presto perché il mercato degli Stati Uniti vale quanto quello di un continente. E forse anche qualcosa in più. Ma per colonizzare il nuovo mondo è necessario che il paniere dell’esportazione sia colmo di prodotti eccellenti. Quelli che Luca Paolazzi, direttore del Centro studi di Confindustria, chiama “Belli e ben fatti” e che in confidenza riduce alla sigla Bbf: roba buona e fatta bene. Come i gioielli che i cantieri nautici italiani esportano negli Usa e che vengono apprezzati al punto da essere i punti di riferimento per tutto il settore. Se la nautica è il simbolo del successo, l’agroalimentare sardo ha le carte in regola per ritagliarsi uno spazio significativo, purché si tratti di prodotti “belli e ben fatti”. «Non siamo usciti dalla crisi – spiega Paolazzi – e mi sembra poco rispettoso dirlo quando c’è ancora tanta gente che non lavora. Tuttavia, anche la Sardegna ha gli strumenti per crescere. Il turismo, ad esempio, deve diventare un veicolo per la diffusione dell’esperienza. Gli americani non conoscono la vostra isola nonostante la meta più visitata dai turisti Usa sia l’Italia. Cercano la cultura ma non conoscono una terra che avrebbe tanto da offrire anche in questo campo. Ecco, la Sardegna deve approfittare delle possibilità perché il suo export negli Usa vale appena 186 milioni: una cifra bassissima rispetto alle potenzialità». Le possibilità per raggiungere la cresta dell’onda sono diverse e una non può slegarsi dal trend nazionale: «L’export alimentare italiano in Germania ha superato quello francese. La Sardegna deve approfittare anche di queste occasioni – aggiunge Luca Paolazzi – ma per farlo deve sviluppare alcuni aspetti fondamentali: le aziende devo creare e utilizzare i siti internet anche per l’e-commerce perché se il 48 per cento delle imprese sarde ha un portale sul web, solo il 10 per cento lo utilizza per le vendite. Poi, serve un’alleanza strategica con il settore turistico. Prendendo come obiettivo il mercato statunitense, i turisti americani sono troppo pochi solo perché non conoscono le caratteristiche culturali della Sardegna e quelli che invece arrivano comunque se ne vanno insoddisfatti quando si tratta di esprimere giudizi alimentari. Questo non può succedere se si punta sull’export. (c.z.)

In Primo Piano
Violenza di genere

Cerca di uccidere la ex travolgendola con l’auto: guardia giurata arrestata a Carbonia per tentato omicidio

di Luciano Onnis
Le nostre iniziative