La Nuova Sardegna

Quattro giorni di fuoco alla Regione: si decide il futuro degli ospedali sardi

Una manifestazione in difesa dell'ospedale di Bosa
Una manifestazione in difesa dell'ospedale di Bosa

Da martedì a venerdì tour de force della commissione consiliare che dovrà decidere sulla riorganizzazione delle rete ospedaliera. Il presidente Perra: «Nessun territorio sarà emarginato»

01 luglio 2017
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CAGLIARI. Da martedì al venerdì, mattina e sera: sarà un tour de force, in commissione, per la riorganizzazione degli ospedali. Conclusa la discussione generale sulla bozza presentata dalla giunta, dalla prossima settimana i consiglieri regionali discuteranno territori per territorio come cambierà l’assistenza sanitaria nelle vecchie Asl. «Finora – dice il presidente Raimondo Perra del Psi – abbiamo affrontato, insieme all’assessore Luigi Arru, i criteri alla base della riforma. Ora abbiamo necessità di capire quale sarà il ruolo di ciascun ospedale sul territorio. Sappiamo bene che non ci potranno essere tutti i reparti dappertutto, ma la qualità dell’offerta non potrà certo diminuire e non potranno esserci Comuni emarginati. Per questo è possibile che presto ci potrebbero essere correzioni rispetto alla bozza iniziale». Secondo Perra «finora il clima del confronto è stato buono e la maggioranza di centrosinistra ha retto bene. «In un vertice – ribadisce Perra – abbiamo preso tutti l’impegno di approvare in commissione la rete ospedaliera entro luglio e lo manterremo. Poi dovrà essere il Consiglio a discuterla e votarla».

La lettera. La Rete sarda della sanità pubblica ha inviato una lettera alla ministra della salute Beatrice Lorenzin, per sollecitare un incontro urgente. «Non intendiamo subire – si legge – subire l’ennesima discriminazione contro le nostre comunità scatenate da una politica nazionale che non tiene conto delle specificità della Sardegna». Secondo il movimento «il sistema è ormai a un passo dallo sgretolarsi, con il rischio che aumenti la minaccia della privatizzazione. Vorrebbe dire mettere in pericolo il diritto alla salute dei sardi e non è accettabile». Ora bisognerà vedere se la ministra rispondere alla Rete e se fisserà la data dell’incontro sollecitato.

Non più soli. È questo l’appello lanciato dal movimento Italia attiva. «Lo Stato – si legge in un comunicato deve partecipare ai costi della sanità pubblica. La Sardegna non è più in grado di sopportare da sola il cento per cento del bilancio della più grande azienda pubblica presente nell’isola». Secondo Italia attiva è arrivato il momento di rivedere il patto Stato- Regione che ha scaricato per intero la spesa sui sardi. «Come capita altrove – scrive Italia attiva – anche da noi ci dev’essere una compartecipazione e almeno il 50 per cento dei costi deve ritornare in carico allo Stato».

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