La Nuova Sardegna

Consumi, il carrello dei sardi è più leggero 

Consumi, il carrello dei sardi è più leggero 

Alberto Bertolotti, presidente di Confcommercio: «Le famiglie spendono 400 euro in meno della media nazionale»

08 luglio 2017
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SASSARI. Ogni famiglia sarda ha speso nel 2016 mediamente 2128 euro, circa 400 euro in meno di quanto hanno sborsato le famiglie italiane nel complesso, 2524. In linea con il dato nazionale sardi hanno speso di più per l’abitazione e le bollette, per i prodotti alimentari e per i trasporti, relegando all’ultimo posto l’istruzione ma anche la cura delle malattie o altri servizi sanitari. La rilevazione arriva dall’Ufficio studi di Confcommercio che ha monitorato la spesa delle famiglie italiane partendo dai dati Istat sui consumi dei residenti nel Belpaese che sono aumentati dell’1 per cento rispetto al 2015 e del 2,2 per cento rispetto al 2013.

Nel dettaglio per i prodotti alimentari e bevande analcoliche i sardi hanno speso 431 euro al mese rispetto ai 448 euro della media italiana, mentre per abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili il costo è salito a 752 (903 euro in Italia) di cui: 21 euro per manutenzioni straordinarie, 533 euro per affitti figurativi e 76 euro per mobili, articoli e servizi per la casa. I trasporti, invece, hanno pesato sul bilancio familiare per 255 euro (271 euro nel resto d’Italia).

Per altri beni e servizi come quelli per la cura della persona, effetti personali, servizi di assistenza sociale, assicurazioni e finanziari, le famiglie sarde hanno pagato 140 euro rispetto ai 183 euro della media italiana e per ricreazione, spettacoli e cultura 113 euro (130 euro la media italiana).

L’abbigliamento e calzature sono costati mensilmente 78 euro (118 euro in Italia), le bevande alcoliche e tabacchi 49 euro (45 euro in Italia), le comunicazioni 58 euro (62 euro in Italia) e i servizi ricettivi e di ristorazione 83 euro (128 euro in Italia). Sempre sotto la media nazionale anche la spesa per i servizi sanitari e le spese per la salute: 80 euro contro i 114 euro spesi in media nella Penisola. Fanalino di coda per l’istruzione con appena 12 euro spesi da ogni famiglia isolana (15 euro in Italia),

«Il lieve incremento dei consumi non può che confermare questi piccoli segnali di fiducia già arrivati nei primi sei mesi dell’anno, ma continuiamo a ripetere che servono interventi strutturali e politiche dedicate per sostenere le imprese e creare sviluppo e lavoro – spiega il presidente regionale di Confcommercio Sardegna, Alberto Bertolotti –. In questo senso la Regione deve avere una marcia in più per definire politiche di settore aderenti al tessuto economico isolano, fatto di piccole e micro imprese familiari che rappresentano, in alcuni settori, il valore aggiunto del Pil sardo. Non sempre, infatti, le grandi società rappresentano il modello ideale per uscire dalla crisi e competere nel mondo – aggiunge Bertolotti – serve piuttosto puntare sull’aggregazione e sulle azioni di animazione nel territorio regionale e nelle realtà locali, anche sotto la spinta di Confcommercio, come testimoniano le iniziative portate avanti in questo periodo di saldi in varie parti dell’isola».



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