La Nuova Sardegna

Doddore ancora a processo il giorno dopo il funerale

di Michela Cuccu
Doddore ancora a processo il giorno dopo il funerale

Il Tribunale procede in attesa che arrivi la notifica del certificato di morte

11 luglio 2017
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ORISTANO. I funerali sono stati domenica, ma ieri, lunedì 10 luglio, davanti al giudice monocratico del Tribunale, era in calendario uno dei processi a carico di Doddore Meloni per una presunta falsa attestazione di reddito per il gratuito patrocinio.

Dopo la morte dell’indipendentista di Terralba, avvenuta mercoledì scorso in stato di detenzione a conclusione di uno sciopero della fame durato oltre due mesi, il procedimento a suo carico, però, non si è potuto chiudere con la classica formula «non doversi procedere per morte del reo» perché al Tribunale la notizia di pubblico dominio della morte e del funerale celebrato ieri non è sufficiente. «Dobbiamo aspettare il certificato di morte», ha spiegato il giudice disponendo il rinvio a lunedì 17 luglio.

Intanto, però, l’avvocata Cristina Puddu ha preannunciato che presenterà formalmente un’eccezione di incostituzionalità. «La Costituzione – ha spiegato Cristina Puddu – dice che qualsiasi cittadino deve ritenersi innocente sino a quando non viene pronunciata a suo carico una condanna definitiva e per questo motivo non può essere utilizzata per l’archiviazione del procedimento la formula non doversi procedere per morte del reo». Se non sarà accolta in questa occasione, l’istanza verrà riproposta per ognuno dei vari processi ancora aperti a carico dell’indipendentista di Terralba. Al termine dell’udienza una delegazione di indipendentisti veneti presente in aula ha inneggiato a Doddore Meloni accusando lo Stato italiano di averlo lasciato morire in carcere. La piccola delegazione di indipendentisti della Serenissima ha preso posto nella prima fila dei banchi destinati al pubblico: «Anche se ora – hanno spiegato – ci siano riuniti nel Comitato di liberazione Veneto». La delegazione era composta da uno dei leader, Flavio Contin: «Sono un Serenissimo storico – ha detto – fui io, il 9 maggio del 1995 a salire con la bandiera in cima al campanile di San Marco». Per sostenere Doddore sono arrivati in Sardegna anche Patrizia Badii, Tiziano Lanza, Lina Molinari e Luca Vangelista. E proprio i “serenissimi” amici di Doddore ritorneranno mpolto presto in tribunale, anche se non in quello di Oristano: il 31 ottobre saranno processati dai magistrati della seconda sezione della Corte d’Assiste del tribunale di Brescia, assieme agli altri 43 imputati che avevano organizzato l’occupazione di piazza San Marco a Venezia a bordo di un Tanko, una piccola vettura realizzata artigianalmente e camuffata da mezzo blindato.

Anche Doddore era stato rinviato a giudizio con la stessa accusa, nonostante la richiesta di proscioglimento avanzata dal pubblico ministero.

«Volere l’indipendenza e attuarla attraverso le leggi internazionali, e ogni altra via legale, è un diritto e non vuol dire assolutamente essere terroristi ed eversori. Al processo sosterremo questa tesi», ha dichiarato ieri la piccola delegazione veneta che ha anche raccontato di aver potuto avvicinare Doddore Meloni quando, in barella, arrivò all'udienza preliminare proprio a Brescia: «Era già molto provato – hanno raccontato – aveva ormai solo un filo di voce e per tutti i giorni che restò in carcere a Brescia, a turno, andavamo a chiedere notizie sulla sua salute. Con la sua battaglia ha dato un grande messaggio e ha risvegliato le coscienze di tutti, non solo dei sardi», hanno concluso i serenissimi in trasferta nell’isola.



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