La Nuova Sardegna

Allarme amianto in Sardegna, si allarga la mappa dei siti contaminati

di Vincenzo Garofalo
Allarme amianto in Sardegna, si allarga la mappa dei siti contaminati

Dopo Ottana e Oristano individuate aree mai considerate. Il senatore Lai: «Aumentare i monitoraggi sui lavoratori»

15 luglio 2017
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SASSARI. Non solo Ottana e Oristano. Nella mappa sarda dei siti industriali contaminati da amianto ancora non riconosciuti come tali, ci sono altre aree rimaste finora fantasma. Siti che si trovano soprattutto nel nord Sardegna, la cui pericolosità per lavoratori e popolazione finora non è mai stata presa in considerazione. La posizione di queste aree è stata segnalata ieri dalle sigle sindacali alla Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, nel corso delle audizioni che l’organismo composto dai senatori presieduta Camilla Fabbri (presidente), Daniele Borioli e Paola Pelino, ha tenuto alla Prefettura di Sassari. I siti restano per il momento coperti dal segreto istruttorio, ma passeranno sotto la lente d’ingrandimento della Commissione che ne valuterà la reale pericolosità e deciderà se chiedere, come farà per Ottana e Oristano, che siano inclusi fra le aree di interesse nazionale.

La Commissione, che due giorni fa ha svolto audizioni anche a Nuoro, ha terminato ieri il suo viaggio ispettivo in Sardegna con un sopralluogo all’interno dello stabilimento industriale Eni Versalis, a Porto Torres. Le conclusioni della tappa sarda della Commissione d’inchiesta sono riassunte in quattro azioni che l’organismo parlamentare si propone di proporre immediatamente al Governo e alle Camere, già a partire dalla prossima settimana: rivalutare i siti sardi che espongono lavoratori e popolazione al rischio amianto, aprire un tavolo istituzionale Inps, Inail e Procure sarde per discutere del problema, stilare un atto di indirizzo per risolvere le tante questioni previdenziali aperte e richiedere una nuova perizia di parte sull'amianto killer coinvolgendo l’Istituto superiore di sanità.

Quinto aspetto da sottolineare, altrettanto importante, è l’impegno che la Commissione ha strappato anche un impegno al direttore generale dell'AtS, Fulvio Moirano: estendere il monitoraggio sulla salute delle persone a rischio esposizione amianto. «Attualmente le persone monitorate sono mille a fronte delle circa 50 mila che hanno lavorato nei siti già riconosciuti come esposti», ha spiegato il senatore Pd, Silvio Lai, presente alle audizioni e ispiratore delle indagini isolane della Commissione.

«Sono emerse una serie di contraddizioni rispetto ai dati e alle informazioni fino ad oggi disponibili su questo delicato argomento. A queste contraddizioni vogliamo dare una risposta», ha precisato la presidente della Commissione, Camilla Fabbri, che a Sassari ha ascoltato le dichiarazioni dell'assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru, l'assessore all'Ambiente, Donatella Spano, il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, il vice sindaco di Porto Torres, Marcello Zirulia, il commissario della Provincia, Guido Sechi, i rappresentanti dell'Ats-Spresal, dei sindacati Cgil, Cisl, Uil, dell'Associazione regionale ex esposti amianto Sardegna e del Ceap.

«Riteniamo che le audizioni della Commissione parlamentare d’inchiesta possano essere molto utili, e che le azioni che lo stesso organismo potrà mettere in pratica, aprano alla possibilità per i lavoratori sardi ex esposti all'amianto di vedersi riconosciuto un diritto che in altre parti d’Italia, al contrario della nostra Isola, non è mai stato in discussione», ha commentato il segretario territoriale della Cisl di Sassari, Gavino Carta. Ora anche i 50 mila sardi che hanno lavorato sotto l’esposizione al killer amianto, e che spesso si sono ammalati, possono sperare di avere riconosciute le giuste indennità.

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