La Nuova Sardegna

La causa persa degli avvocati: farsi pagare

Legali in difficoltà a causa dei clienti insolventi. Troppe le toghe, nonostante le tante cancellazioni

17 luglio 2017
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Troppi e spesso alle prese con clienti insolventi. Sono gli avvocati sardi, un’altra delle categorie che sta pagando cara la crisi. «Un fenomeno caratterizzato da un gran numero di cancellazioni dall’albo – sottolinea il presidente dell’ordine forense di Sassari, Mariano Mameli – e questo fa sì che il numero degli iscritti resti stabile e compensi l’afflusso di giovani praticanti e tirocinanti, che resta costante, seppure indirizzato verso nuove forme di tirocini, quelli dentro le strutture dei tribunali o nelle scuole di specializzazione (un tempo si facevano esclusivamente presso studi legali). Il tirocinio lungo ha assunto caratteristiche deflattive, in realtà diventa luogo di stazionamento in attesa di scegliere cosa fare, se indirizzarsi verso la magistratura o magari la pubblica amministrazione. Chi vince l’esame da procuratore si iscrive e deve pagare le quote, non altissime ma impegnative per giovani a inizio carriera, ma soprattutto significa trovarsi a che fare con previdenza: parliamo di circa 3.000 euro annui minimi, a prescindere da quanto guadagni».

Insomma non entrare subito a regime significa andare in affanno e da qui derivano le cancellazioni. «Non aumentiamo più come numero, a Sassari eravamo 1.100 (siamo arrivati sino a 1.200), ma non aumentiamo più, le cancellazioni pareggiano gli ingressi – dice Mameli –. Purtroppo le opportunità di insegnamento per noi sono molto minori, dovendoci limitare alle meterie giuridiche. Troppi avvocati in Sardegna? «Si diceva che fosse cosi già quando il mercato era in espansione – ammette Mameli –, a maggior ragione lo siamo in un’economia che arranca. E il numero dei legali è sempre proporzionale allo stato dell’economia. Spariscono le imprese private. Credo che i colleghi lavoristi siano quelli che hanno risentito meno della crisi».

E poi la lamentela sempre più diffusa e costante tra le toghe: quella di non riuscire a farsi pagare dai clienti. Una situazione capace di mettere in seria crisi il professionista, il quale a volte non riesce nemmeno a rientrare delle spese sostenute, anche viaggi aerei, per seguire le cause. «È il refrain di oggi – conferma il presidente dell’ordine sassarese – accade sempre più spesso nel Sassarese e in Gallura, mentre a Nuoro il problema è minore, c’è più rispetto per il lavoro del legale. Se tutti agissero di conseguenza di creerebbe una crisi drammatica nel mondo giudiziario, sarebbe traumatico. E allora si tende a coltivare ugualmente il rapporto col cliente insolvente, sperando che la situazione cambi. In questo momento non è tanto il lavoro a mancare, quanto la possibilità di essere remunerati. Ci sarebbero canali privilegiati per il recupero degli onorari, ma quasi sempre si ha a che fare con soggetti che risultano nullatenenti. Un tempo si ovviava con sostanziosi acconti, ma oggi il mercato non lo consente e l’anticipo serve per pagare le prime spese: va tutto allo Stato». (a.palm.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA.

In Primo Piano
La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sin
Le nostre iniziative