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L'addio a Susanna Campus: "E ora intitoliamole il settore D del Palazzetto"

L'addio a Susanna Campus: "E ora intitoliamole il settore D del Palazzetto"

Presente per anni al PalaSerradimigni, la divisa biancoblù per l’ultimo viaggio

18 luglio 2017
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SASSARI. «Ho quattro amori sportivi tutti a pari merito: Dinamo e Torres, le squadre della mia città, la Juventus e la Ferrari». Susanna Campus viveva la sua passione di sportiva vera senza pudori e senza limiti. Ieri, ricomposta nella bara per il suo ultimo viaggio, indossava la tuta ufficiale della Dinamo sopra la polo celebrativa dello scudetto.

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La distanza, le condizioni di salute e quelle meteo alla lunga l’avevano portata a seguire “sul campo” quasi esclusivamente la Dinamo, mentre per il resto si arrangiava con la tv, i quotidiani e internet, senza comunque perdersi nulla. Dalla sua postazione, ai piedi del settore D, contrassegnata dal cartello “riservato Susanna Campus” ha assistito decine e decine di partite e ora sarebbe bello se la gradinata portasse il nome di quella che in tanti, a partire dai dirigenti della Dinamo, hanno sempre definito “la tifosa numero uno”.

«Sono costretta a fare tifo in silenzio – diceva spesso – ma faccio più casino di tutto il resto del palazzetto».

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Per i frequentatori del PalaSerradimigni quella di Susanna è stata per anni una presenza abituale, ma solo in pochi sanno cosa comportava esattamente ogni “uscita” di quel tipo: preparazione da ore prima, mobilitazione di diverse persone, esposizione alle correnti calde-gelide del palazzetto, dolori atroci quando l’ago cannula si spostava o la trachea, che lei definiva “un campo di battaglia”, si infiammava. Dire che Susanna metteva ogni volta a rischio la sua vita per andare a vedere una partita non è esagerato. Lei era ben conscia tutto questo, ma solo quando le condizioni di salute si sono fatte davvero insostenibili ha deciso di rinunciare a presenziare alle partite del Banco.

In questi anni il suo nome ha girato tutti i palazzetti d’Italia e d’Europa attraverso lo striscione “Dinamo, Susanna è con te”, regolarmente inquadrato in tv e presente la notte dello scudetto al PalaBigi come a Milano, Mosca, Montecarlo.

Sognava di vedere dal vivo un Gran premio di Formula uno, ma si sarebbe accontentata di una partita della Juve; raccontava delle imprese di suo padre con la maglia della Torres, negli anni Trenta, e non si capacitava dei periodici terremoti societari vissuti dai rossoblù; qualche anno fa era riuscita, chissà come, a far arrivare a casa sua un gruppo di ultras della Pro Patria. «Il palazzo tremava – raccontò – per i cori che facevano in camera mia, era bellissimo».

Una sportiva vera, a tutto tondo, una sassarese doc, ironica e graffiante. Il suo nome su quella gradinata del palazzetto non starebbe affatto male. (a.si.)
 

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