La Nuova Sardegna

Accordo in maggioranza salvi i piccoli ospedali

Accordo in maggioranza salvi i piccoli ospedali

Il centrosinistra accetta la proposta del Pd di rinviare il voto sulla riforma La nuova bozza dovrà essere approvata dalla Commissione entro il 5 settembre

19 luglio 2017
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CAGLIARI. Senza più la preoccupazione di approvare la rete ospedaliera entro Ferragosto, il centrosinistra sembra aver ritrovato un po’ di tranquillità. Alla fine la scelta della direzione regionale del Pd di rinviare la partita a settembre è passata anche fra gli alleati. C’è chi l’ha accettata come una liberazione, pochi, mentre altri hanno puntato i piedi anche se poi hanno condiviso questa considerazione: «Prendiamoci più tempo per evitare altri strappi con i territori». La nuova data di scadenza sarà il 5 settembre: entro quel giorno la bozza presentata dalla giunta, riveduta e corretta in queste settimane, dovrà essere approvata dalla commissione sanità, per poi passare subito dopo all’esame del Consiglio. Il calendario è stato condiviso, con una condizione posta però un po’ da tutti e soprattutto dal Partito dei sardi. È questa: i direttori generali dell’Azienda unica, del Brotzu e delle universitarie di Cagliari e Sassari potranno presentare nel frattempo – comunque entro il 16 agosto – i loro atti aziendali (sono i piani di risparmio e riorganizzazione interna) ma gli stessi atti resteranno congelati fino a quando dal Consiglio non arriverà il via libera alla rete ospedaliera. Se poi nel caso ci fossero «diversità o divergenze fra il testo che sarà licenziato dal Consiglio e gli atti aziendali» saranno i quattro manager a doversi adeguare fino a correggere le loro carte.

Piccoli ospedali salvi. Il primo vertice di maggioranza senza più l’assillo di Ferragosto è andato meglio del previsto. Anche se alcuni hanno fatto solo buon viso all’imposizione del rinvio, compreso il presidente Francesco Pigliaru che aveva preso l’impegno pubblico della «riforma licenziata non oltre metà agosto», il centrosinistra ha cominciato finalmente a setacciare gli oltre 150 emendamenti sui 600 totali presentati proprio dai consiglieri di maggioranza. Con questo risultato, quelli destinati a salvare i reparti di chirurgia negli ospedali di Isili, Bosa, Sorgono, La Maddalena e Muraveva – proposti soprattutto da Augusto Cherchi del Pds, da Lorenzo Cozzolino del Pd e Pierfranco Zanchetta dell’Upc – d’ora in poi saranno condivisi da tutta la coalizione. In altre parole, a settembre, verranno presentati in aula dal presidente della commissione Raimondo Perra del Psi, per essere approvati – è questo l’ultimo giuramento – «da una maggioranza compatta», come confermato da Pietro Cocco, capogruppo del Pd.

La soluzione. È difficile da spiegare dal punto di vista tecnico, ma a grandi linee la sostanza è questa. Nei cinque ospedali di zona disagiata, in cui ci sarà comunque il pronto soccorso 24 ore su 24, i 20 posti letto assegnati al reparto di medicina generale potranno essere utilizzati a seconda delle urgenze anche dai chirurghi. Il che vuol dire: a Isili, Bosa, Muravera, La Maddalena e Sorgono continueranno a essere eseguite alcune operazioni semplici come l’asportazione dell’appendicite, delle tonsille o interventi di routine per delle ernie. Perché, oltre ad avere sempre a disposizione l’anestesista, i chirurghi saranno affiancati dal personale infermieristico ora in carico al reparto di medicina generale.

L’opposizione. Sul rinvio a settembre il centrodestra ha annunciato che oggi darà battaglia in commissione sanità. Edoardo Tocco di Forza Italia è stato perentorio: «Siamo di fronte a un abuso senza precedenti». Per Michele Cossa e Attilio Dedoni dei Riformatori: «Nascosti in malomodo i problemi al suo interno, il centrosinistra lascerà la sanità nel caos per altri due mesi». (ua)



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