La Nuova Sardegna

La delusione di Ilham «Mi sento tradita ma non mi arrendo»

di Giusy Ferreli

La giovane di origini marocchine è diventata un simbolo Era stata ricevuta dalla presidente della Camera Boldrini

19 luglio 2017
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BARI SARDO. A maggio, nella capitale, era carica di entusiasmo per quello che sembrava un traguardo ormai raggiunto: la Riforma della cittadinanza in dirittura d'arrivo per la discussione finale in Senato. Oggi nella sua Bari Sardo è delusa e frustrata per un rinvio, quello voluto e annunciato dal premier Paolo Gentiloni che suona come un requiem per la battaglia di una vita. La giovanissima Ilham Mounssif, brillante studentessa 23enne di origini marocchine cresciuta in Ogliastra, salita alla ribalta della cronaca per non aver potuto partecipare alla cerimonia di premiazione dei migliori studenti italiani nonché animatrice del movimento Italiani senza cittadinanza, ha atteso e sperato che il Parlamento italiano sancisse in maniera inequivocabile quello che per lei è una realtà da vent'anni. Invano. «Mi sento tradita e delusa» commenta affranta llham. Che non usa giri di parole. «Mi sento tradita dalle innumerevoli promesse che si sono rivelate vane e delusa da chi ha accettato un compromesso al ribasso» spiega a questo riguardo la giovane donna, tornata a casa per una vacanza dal suo impegno in Marocco per il servizio civile. «Ancora una volta ha vinto la paura» argomenta la ragazza che parla un italiano impeccabile, si sente a suo agio nel costume tradizionale sardo come in quello marocchino. E diventa lucida quando c'è da analizzare il dietro front del Governo. «Le forze politiche – osserva – non sono riuscite a guardare con serietà alla necessità di superare l'attuale legge sulla cittadinanza». La notizia del ripensamento del presidente Gentiloni l'ha raggiunta a Reggio Emilia, in una convention organizzata su diritti e cittadinanza. Che le cose non stessero andando per il verso giusto la giovane donna una laurea con lode in Scienza della Politica e dell'Amministrazione e delle Relazioni internazionali all'Università di Sassari e sei lingue (compreso il sardo) parlate correntemente, lo aveva intuito. «In cuor mio – sottolinea Ihlam – sapevo già che le cose non sarebbero andate bene». La cautela del premier non è però comprensibile . «Noi seconde generazioni – commenta – viviamo in un paese che investe su di noi, istruendoci, educandoci, persino premiandoci, e poi inciampa sulla cosa più banale che si possa fare: rivedere le norme che disciplinano un particolare aspetto del nostro ordinamento giuridico al fine di non vanificare gli stessi investimenti fatti per anni su di noi». E secondo la sua analisi lo scenario futuro, per tutti quei ragazzi di origine straniere che in Italia sono cresciuti e vorrebbero vedere ufficializzata la loro appartenenza con la cittadinanza, non è dei più rosei. «Questo ulteriore rinvio - spiega- significa l'affossamento della legge». Il clamore dell'accesso sbarrato a Montecitorio e l’invito della presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini aveva ridato ossigeno a una discussione e la giovane era pronta a incassare i frutti di un impegno tenace quanto difficile. A Roma, Ilham aveva incontrato la senatrice di Articolo 1, Doris Lo Moro, relatrice della proposta di legge sulla cittadinanza che dopo un anno e mezzo di stop è finalmente arrivata in aula per il voto finale . Voto che non ci sarà almeno a stretto giro di posta perché il governo ha preferito cedere alle pressioni di Ap. «Questa vicenda mi rattrista. Eravamo a un passo dal traguardo. Ma la nostra battaglia continua».

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