La Nuova Sardegna

L’inferno nel palazzo: l’allarme sottovalutato

di Gian Mario Sias

Martedì sera era stato segnalato l’odore di fumo proveniente dai sotterranei

21 luglio 2017
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ALGHERO. L’inchiesta della Procura della Repubblica di Sassari, coordinata dai magistrati Paolo Piras e Maria Paola Asara e affidata ai carabinieri della stazione di Alghero, non sarà semplice né rapida. Posto che sembra sempre più chiaro l’orientamento ad escludere l’origine dolosa dell’incendio che tre notti fa ha sopraffatto i depositi sotterranei del palazzo all’inizio di via Vittorio Emanuele, all’altezza della rotatoria del cimitero, resta da capire cosa sia successo.

Il sopralluogo. Nella tarda mattinata di ieri i vigili del fuoco e i carabinieri sono finalmente riusciti a entrare nel palazzo. Nell’emporio di “Risparmio Casa”, precisamente, il grande magazzino di 5mila metri quadri di prodotti per la casa che si trova al piano terra dello stabile. Sino a quel momento le altissime temperature prodotte da quel rogo durato oltre quindici ore avevano impedito di accedere ai luoghi in cui è partito l’incendio, notato per caso la notte tra martedì e mercoledì da due persone che portavano a passeggio il proprio cane. Al momento non è stato individuato alcun segno che possa far pensare a un incendio indotto da qualcuno. Ma gli investigatori sono determinati a capire se si sia trattato di un cortocircuito o di un fenomeno di autocombustione da surriscaldamento.

Allarme sottovalutato. Riconosciuti i meriti e il lavoro della straordinaria macchina dei soccorsi e della protezione civile, c’è però da capire come mai non sia scattato un allarme antincendio, e perché quei segnali che qualcuno aveva colto la sera prima siano stati così pesantemente sottovalutati. In particolare viene fuori un retroscena singolare: qualcuno martedì sera, quando ormai era quasi l’ora della chiusura di “Risparmio Casa”, avrebbe percepito nitidamente odore di fumo e l’avrebbe segnalato a qualche presente, ma l’avvisaglia di quello che stava succedendo nella pancia del palazzone sarebbe stata sottovalutata. A tutti questi dubbi potrà dare una risposta più precisa il Nia, il Nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco, una squadra specializzata per i casi più complicati, il cui arrivo ad Alghero è previsto per questi giorni. A loro il compito di fugare ogni perplessità e dire in maniera chiara se ci siano state responsabilità, di che tipo e di chi.

No lesioni strutturali. L’unico aspetto rispetto al quale il sopralluogo effettuato da pompieri e carabinieri sembra ridimensionare le preoccupazioni riguarda l’eventuale presenza di lesioni strutturali che possano provocare l’inagibilità permanente del palazzo. Le altissime temperature, le fiamme e il fumo non avrebbero infatti prodotto danni significativi alle fondamenta dell’edificio, che d’altronde è stato realizzato da una decina d’anni e risponde alle condizioni prescritte dalle norme in termini di sicurezza.

Restano i sigilli. L’assenza di lesioni strutturali conforta gli inquilini del palazzo ma non porta buone notizie nell’immediato. I 140 sfollati che da tre notti dormono lontano dai 49 appartamenti sgomberati intorno all’una del mattino di mercoledì scorso, non potranno tornare nelle loro abitazioni. Per ora infatti il palazzo di via Vittorio Emanuele resta sotto sequestro perché gli accertamenti devono andare avanti. Per questo motivo la macchina del servizio di protezione civile comunale è all’opera per continuare a garantire a tutti gli sfollati sistemazione e assistenza adeguata, per far fronte insomma a quella che per l’intera città di Alghero rappresenta una vera e propria emergenza.

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