La Nuova Sardegna

Disastro di Capoterra, tutti assolti

Disastro di Capoterra, tutti assolti

Nessuna colpa umana per la morte di quattro persone nell’alluvione del 2008

22 luglio 2017
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CAGLIARI. I morti sono stati quattro, la devastazione del territorio si percepisce ancor’oggi, a distanza di quasi nove anni. Ma non c’è stata colpa umana, se c’è un’origine per quel disastro spaventoso che sconvolse Capoterra e Poggio dei Pini il 22 ottobre del 2008 va cercata nel sistema naturale delle cose. Così ha stabilito la sentenza del tribunale dopo cinque anni di udienze, dove ogni dettaglio della vicenda è stato esaminato a fondo partendo dal lavoro d’indagine del Corpo Forestale, dall’analisi dei pm Daniele Caria e Guido Pani, fino alla ricostruzione tecnica illustrata in aula dai legali di parte civile Mario Maffei e Carlo Monaldi. L’accusa ha perso la partita, per il presidente Claudio Gatti e i giudici Ermengarda Ferrarese e Giampiero Sanna il fatto non sussiste. Significa che l’alluvione c’è stata, ha provocato danni giganteschi, ha falciato vite umane e di animali ma nessuno fra gli imputati finiti a processo ha commesso alcun reato. I pubblici ministeri avevano circoscritto le responsabilità a tre persone: il presidente della cooperativa Poggio dei Pini Giovanni Calvisi che - stando all’imputazione, ora caduta - non dispose controlli regolari sulla diga del lago grande, omettendo di applicare il disciplinare previsto dalla Regione, il direttore del Genio Civile Antonio Deplano e il funzionario dello stesso ente Sergio Virgilio Cocciu perché nel 1999, dopo il collasso della strada che conduce a Pauli Ara provocato da un nubifragio, la rampa d’accesso venne rifatta così com’era, con criteri d’urgenza e senza tener conto del rischio. Nove anni dopo su quella strada perse la vita una donna e il genero. Colpevoli di omicidio colposo avrebbero dovuto pagare con la condanna a un anno e otto mesi di reclusione, mentre per gli altri cinque imputati - gli ex capi compartimento regionali dell'Anas Giorgio Carboni e Bruno Brunelletti, imputati per la mancata demolizione di un ponte sulla strada Sulcitana dove morì un’insegnante, il funzionario del Genio civile Gian Battista Novella e Sergio Carrus delle Protezione civile, oltre all’ex sindaco di Capoterra Giorgio Marongiu, che doveva rispondere di rifiuto d’atti d’ufficio per non aver approvato il piano d’emergenza della Protezione civile - la richiesta era stata di assoluzione.

Nessun commento dai magistrati dell’accusa, ha parlato l’avvocato Maffei, che ha patrocinato la posizione di una sessantina di persone danneggiate dall’alluvione: «Rispettiamo la sentenza e attenderemo il deposito delle motivazioni con estrema curiosità per capire quale è stato il percorso logico e giuridico che ha fatto il tribunale per arrivare all’assoluzione. È evidente che ricorreremo in appello, seppure ai soli effetti civili, salvo che non lo faccia anche la Procura della Repubblica. E’ chiaro che siamo delusi da questa pronuncia perché disattende totalmente la prospettazione sia della pubblica accusa che della parte civile - ha aggiunto il legale - ma anche la riconducibilità alle ipotesi di reato che venivano contestate nei fatti secondo lo svolgimento accertato nel dibattimento». Secondo l'avvocato quei fatti non possono essere «ascritti all'eccezionalità di un evento atmosferico, posto che si trattava di un evento straordinario i cui effetti catastrofici si potevano fronteggiare con l'adozione di tutte quelle norme di cautela che erano previste ed erano imposte ai diversi soggetti».

Opposta la reazione della difesa del sindaco Marongiu, l’avvocato Patrizio Rovelli: «Siamo felici e non ci aspettiamo un ricorso da parte della Procura. A noi interessa che un tribunale abbia detto che il sindaco di Capoterra ha fatto tutto il possibile, in una situazione assolutamente devastante, per prestare soccorso ai concittadini». (m.l)

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