La Nuova Sardegna

I sindacati: «Prima ultimiamo gli impianti»

di Vincenzo Garofalo
I sindacati: «Prima ultimiamo gli impianti»

Cgil, Cisl e Uil: non sono accettabili scambi tra progetti differenti, la filiera deve essere completata 

23 luglio 2017
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SASSARI. Giù le mani dai 230 milioni di euro destinati alla centrale a biomasse: dopo le dichiarazioni dell’assessora regionale all’Industria, Maria Grazia Piras, c’è preoccupazione tra i sindacati e le istituzioni del territorio. Tra stupore, scetticismo e un pizzico di rabbia, il coro è praticamente unanime: «Se, come è intenzione di Eni, la centrale non sarà realizzata, quell’investimento concordato con il Protocollo d’intesa sottoscritto nel 2011 sia comunque utilizzato per sostenere il progetto della chimica verde e realizzare l’intera filiera integrata a Porto Torres», è la replica delle tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil. «Gli investimenti delle risorse non spese, comprese quelle per la centrale a biomasse che non si è fatta, devono prioritariamente andare ai nuovi impianti industriali, come quello per il biopoliestere, la cui mancanza spezzerebbe la filiera e renderebbe meno competitive le produzioni, perciò non sono accettabili scambi tra progetti e investimenti con finalità diverse, tra risorse dedicate alla filiera industriale e quelle da dedicare all'energia», dichiara il segretario regionale della Cgil, Michele Carrus. Contrario alla deviazione di fondi verso il metano anche Giovanni Tavera, segretario territoriale della Uilcem Uil: «Ben venga un investimento di Eni nel progetto della rete del metano, ma non possiamo essere d’accordo su uno scambio con la centrale a biomasse di Porto Torres. Quei soldi già programmati sulla chimica verde devono essere usati per chiudere la filiera integrata delle bioplastiche e creare a Porto Torres gli impianti necessari per tutte le produzioni».

Sulla stessa linea anche il segretario territoriale Felcam Cisl, Luca Velluto: «Le parole dell’assessora regionale all’Industria ci lasciano molto perplessi. Non realizzare la centrale a biomasse a Porto Torres significa mettere a rischio l’intero progetto della chimica verde e disattendere il Protocollo d’intesa del 2011». Pronto a fare le barricate per evitare lo scippo dei 230 milioni di euro anche il Comune di Porto Torres: «Siamo favorevoli a un sistema di metanizzazione della Sardegna a basso impatto ambientale, e riteniamo che Porto Torres debba essere il polo cruciale di questa trasformazione, ma riteniamo che questo sia un percorso assoggettato a risorse autonome aggiuntive, e che i 230 milioni vadano investiti per la chiusura della filiera di Matrìca e il conseguente sviluppo dell’indotto locale. È un impegno che Eni e Regione devono prendere con il territorio, trasformando le parole in fatti», sostiene il vice sindaco turritano, Marcello Zirulia. Deciso a non fare sconti all’Eni anche il sindaco di Sassari, Nicola Sanna: «Non mi sorprende la decisione della Regione che cerca, giustamente, di costringere l'Eni a investire per l’approvvigionamento energetico con il Gnl; mi sorprende di più il pressapochismo dell'Eni che nel 2011 ha presentato un piano industriale sulla riconversione del petrolchimico con una nuova centrale a biomasse funzionale al nuovo stabilimento Matrica. Mi chiedo se a un gruppo industriale di proprietà statale e di rilievo internazionale si possa consentire tale presa in giro nei confronti non solo del nostro territorio ma anche della presidenza del Consiglio e del ministero dello Sviluppo economico che avevano sottoscritto il protocollo del 2011. Sono passati 6 anni – conclude il sindaco di Sassari – nei quali Eni ha dimostrato di non essere alla altezza della sfida di ridare occupazione e benessere al Nordovest della Sardegna».



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