La Nuova Sardegna

Fluorsid inquina ma raddoppia

di Mauro Lissia
Fluorsid inquina ma raddoppia

Nel 2015 il Ministero ha autorizzato l’azienda a produrre più acido solforico

27 luglio 2017
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CAGLIARI. Mentre l’aria di Macchiareddu era irrespirabile per le polveri e l’anidride carbonica prodotte - secondo la Procura - dalla Fluorsid, l’azienda di Tommaso Giulini otteneva al ministero dell’ambiente l’autorizzazione Aia per il raddoppio dell’impianto di produzione dell’acido solforico. Era il 9 luglio del 2015. A rivelarlo è l’assessore regionale all’ambiente Donatella Spano in una lunga e documentata risposta all’interrogazione presentata da dodici consiglieri regionali, primo firmatario il sindaco di Elmas Valter Piscedda, sulla vicenda Fluorsid. Il nullaosta al raddoppio della produzione - da 170 mila a 340 mila tonnellate l’anno – è stato concesso malgrado l’Arpas avesse «regolarmente comunicato alla Regione» dati preoccupanti sullo stato dell’aria di Macchiareddu e Assemini, dove ancor’oggi la situazione è fortemente critica per l’alta concentrazione di anidride solforosa e polveri sottili, le ormai famose Pm10. L’assessore riferisce fra l’altro di un recentissimo incidente: la rottura di una tubazione per il trasporto dell’acido solforico. E richiama una serie di «incongruenze» riscontrate nei comportamenti dei vertici Fluorsid, società «inadempiente rispetto ad alcune prescrizioni contenute nel procedimento per la valutazione d’impatto ambientale». La realtà esposta dall’assessore è tutt’altro che rassicurante: «La tendenza alle concentrazioni di anidride solforosa e Pm10 - è scritto nel documento - rimane critica per le stazioni CenaS6 e Cena S8 (quelle più vicine alla Fluorsid, ndr) le quali evidenziano comunque valori elevati in modo alternato e periodico a seconda della direzione del vento». L’assessore precisa che «i valori più elevati sono attribuibili interamente all’area industriale, ma in particolare alle fonti emissive ricadenti nell’asse che unisce le postazioni CenaS6 e CenaS8». Insomma, finalmente vengono messe da parte le polveri sahariane e le scorie dei caminetti: la fonte dell’inquinamento atmosferico è chiara, si tratta della Fluorsid. A confortare le conclusioni contenute nel documento sono proprio i dati raccolti dall’Arpas negli ultimi cinque anni, quando le «forti criticità» erano legate al «numero di superamenti (delle soglie d’allarme, ndr) inferiori ma prossimi al limite normativo per quanto riguarda l’anidride solforosa e le Pm10 nell’area industriale». Nel dettaglio: per l’anidride solforosa nel 2013 è stata superata la soglia d’allarme, il limite giornaliero è stato superato nel 2011 e nel 2013, mentre per le polveri sottili è stato «potenzialmente violato il limite giornaliero sia nel 2014 che nel 2015» con «superamenti del limite anche nel 2011, 2012, 2013 e 2016». Ma nonostante questi dati, la Fluorsid ha potuto raddoppiare la produzione di acido solforico, con tutti i bolli e timbri degli enti destinati al controllo.

L’assessore aggiunge che alla situazione critica concorrono «occasionali e sporadici fenomeni derivati dal trasporto di polveri sahariane» che però «non devono sminuire la criticità relativa agli alti valori di Pm10, che rimangono sempre e comunque sostenuti fino ad oggi». L’assessore avverte: «Le valutazioni annuali sulla qualità dell’aria sono state regolarmente prodotte da Arpas, condivise con la Regione e rese disponibili al pubblico».

A questo punto è ancor meno spiegabile come mai il disastro ambientale descritto dalla Procura, dalla Forestale e dal gip Cristina Ornano sia stato portato alla luce solo dopo la denuncia presentata da una famiglia di allevatori.



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