La Nuova Sardegna

La teste: «La mia famiglia sterminata dai veleni»

di Giusy Ferreli
La teste: «La mia famiglia sterminata dai veleni»

Eligia Agus abita vicino al poligono: tre figli morti di cancro e uno ammalato Il militare Luigi Aliberti: «Mi ordinavano di raccogliere i bossoli a mani nude»

27 luglio 2017
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LANUSEI. Sgrana il rosario delle sue interminabili sofferenze con un filo di voce. Eligia Agus ha visto morire di tumore tre dei suoi 11 figli, nati e cresciuti nella frazione di Quirra alle porte del Poligono sperimentale interforze. Un altro figlio, il quarto, si è ammalato di recente. Lei stessa che gran parte dei suoi 72 anni li ha trascorsi in quella casa sulla statale 125 è stata operata per un carcinoma alla tiroide. Avrebbe fatto volentieri a meno di raccontare le sue vicissitudini in tribunale, nell’udienza del processo sui veleni di Quirra che si è svolta ieri a Lanusei, ma ha deciso di dare voce a tutto quel dolore e di costituirsi parte civile. La donna, che ha affrontato la prova peggiore che la vita possa riservare a una madre, cede all’emozione quando mostra la foto dell’ultimo figlio, Roberto, mancato per un tumore alla testa lo scorso anno. «Ha lasciato due bambini piccoli», racconta al giudice Nicole Serra. Flebilmente, continua a narrare l’odissea della sua famiglia, i Vacca, e dei pellegrinaggi a Bologna e in Francia per cercare di strappare Paolo e Piero al male che ha avuto il sopravento sconfiggendo entrambi nel 2003. Uno a marzo, l’altro a ottobre. Racconta di quei 12 anni di Piero, trascorsi con un cancro alle ossa e di Paolo che ha lottato, invano, per un tempo più breve contro un tumore alla testa. Piero lavorava come dipendente di una cooperativa, in un’azienda agricola che allevava bestiame al confine con la base. Paolo, andava e veniva dalla casa di Quirra.

«Fin da piccoli – ricorda – frequentavano la base, andavano a pascolare a Murtas, andavano al mare dove non c’era nessun impedimento». Eligia Agus, difesa dall’avvocato Marco Bonomo, racconta che dalla sua abitazione poteva vedere i fabbricati e sentire le esplosioni. «Ho visto il fumo e una volta un missile è tornato verso terra». Lo avevano fatto esplodere in aria. «Per poco non mi è caduto in testa. Quando è esploso i bambini cercavano di acchiappare le scintille». Ma questo è un episodio isolato, accaduto tanti anni addietro. Non episodiche erano invece le frequentazioni della famiglia Vacca all’interno del Poligono, che dopo l’indagine della Procura di Lanusei, è stata interdetta.

Il dolore filtra anche dalla testimonianza di Luigi Aliberti, chiamato a deporre dalla pubblica accusa, rappresentata in aula dal procuratore Biagio Mazzeo e dal pm Daniele Loi. La sua testimonianza è stata rinviata diverse volte per le precarie condizioni di salute. Il militare campano arriva a Perdasdefogu da aviere scelto nel 2004 per svolgere le mansioni di magazziniere. Dà il cambio a un suo commilitone ammalato pure lui di tumore e dopo due anni si ammala di linfoma. Racconta di aver raccolto i bossoli a mani nude senza avere le mansioni. «Mi veniva ordinato e io eseguivo. I proiettili lunghi un metro che venivano lanciati dagli aerei venivano lasciati a terra perché nessuno ci ordinava di raccoglierli». Aliberti, difeso dagli avvocati di Alessandro Santoro e Gianni Carrus, rende la sua testimonianza davanti a due degli 8 imputati, gli ex comandanti del Poligono, i generali Paolo Ricci e Fabio Molteni, accusati con Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni e Carlo Landi e Paolo Ricci, e i comandanti del distaccamento di Capo San Lorenzo, Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzon, di omissione aggravate di cautele. In aula dopo Aliberti ha testimoniato il generale in pensione Giuseppe Leli. E Manuela Murru, ancora in forze all’esercito. La giovane ha prestato servizio al Poligono, dal 2006 al 2008. Nel 2011 scopre di avere un linfoma e decide di fare analizzare un campione del linfonodo: all’interno due esperti rivengono nanoparticelle. L'altra testimone è Rosaria Casula, casa a due passi dalla base ed entrambi i genitori morti per tumore. Chiude l'udienza il tenente colonnello Giorgio Rubiu. Il processo riprende il 29 settembre.

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