La Nuova Sardegna

Siccità, l’isola in ginocchio: preghiera per la pioggia a Sassari

Giovanni Bua
Don Dino Pittalis
Don Dino Pittalis

Il parroco della Cattedrale di San Nicola chiama a raccolta i fedeli Don Dino Pittalis: «Domani chiederemo aiuto ai Santi per la nostra terra»

28 luglio 2017
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SASSARI. Contro la peggiore siccità degli ultimi cento anni, che ha messo in ginocchio la Nurra e l’intera Sardegna, serve una richiesta di aiuto davvero speciale. Che trova energia nelle tradizioni più profonde di una comunità contadina, che era abituata a rispettare la natura e, dopo una giornata passata a spaccarsi la schiena sui campi, ad alzare gli occhi al cielo.

Un rito ultracentenario, di cui nelle campagne si trova ancora traccia nelle rogazioni del 25 aprile per chiedere un buon raccolto (la più importante e suggestiva è la festa per Santu Bainzeddu a Balai Lontano a Porto Torres), ma che nella “cementata” vita cittadina si è perso da tempo.

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A riportarlo in auge il parroco della Cattedrale di Sassari, don Dino Pittalis, che domani, sabato 29 luglio,  alle 21 pregherà durante la celebrazione dell’eucarestia «per l’intercessione dei Martiri Turritani per il dono della pioggia».

«L’idea – racconta – mi è venuta parlando con alcuni dei miei parrocchiani più anziani. Che mi hanno raccontato che a Sassari, città di ortolani, quando ci si trovava di fronte a una siccità particolarmente lunga si era soliti invocare l’aiuto dei santi rivolgendosi alla statua di san Gavino, alla Madonna delle Grazie o al Crocifisso di Santa Apollinare. Partendo da questo ricordo abbiamo deciso di rinnovare questo momento di preghiera, esponendo durante l’eucarestia l’antica statua in argento di san Gavino (saintu Bainzo di la prata), opera del 1600 conservata nella sagrestia dei Beneficiati di San Nicola. Un modo per stare insieme, per pregare Dio, ma anche per richiamare qualcosa di profondo, antico. Del rapporto tra uomo e natura che forse abbiamo dimenticato. E che mai come quest’anno invece sarebbe bene ricordare».

Un taglio molto “politico”, che si rifà a una posizione davvero eccellente, quella espressa da papa Francesco nell’enciclica Laudato sii. «Con la quale il Santo Padre – spiega l’ufficio diocesano per le comunicazioni – vuole rimettere l’uomo al centro della creazione da rispettare e amare. Davanti a momenti difficili, come il tempo di siccità che la nostra isola sta vivendo riconosciuto dal Governo come calamità naturale, è consuetudine per il cristiano ricorrere alla preghiera attraverso la quale si ripone nella sua condizione di creatura che vive le dinamiche della natura stessa riconoscendo in Dio la grandezza del Creatore. La preghiera per il dono della pioggia non è dunque da leggere come una semplice richiesta rispetto a un bisogno urgente come la pioggia in questi giorni, ma anche un ristabilire certe logiche naturali che spesso vengono disattese da altre come lo speco consumistico che genera ingiustizia e povertà. La preziosità e la bellezza dei doni della natura, come l’acqua, soprattutto noi occidentali li riconosciamo quando subiamo le conseguenze dell’assenza. Pregare significa recuperare quella responsabilità sociale e politica capace di accogliere e governare il bene comune dell’acqua per il bene comune dell’uomo».


 

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