La Nuova Sardegna

«Intolleranza? Non nel mio paese»

di Fabio Canessa
«Intolleranza? Non nel mio paese»

Il regista dorgalese Salvatore Mereu a Venezia con un corto sui richiedenti asilo

30 luglio 2017
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SASSARI. Da San Teodoro, in un momento di pausa dal lavoro di casting per il suo nuovo progetto “Assandira” (lungometraggio tratto dal romanzo di Giulio Angioni) Salvatore Mereu fatica a trovare le parole per commentare i fatti di Dorgali. Il suo paese. «Non sono lì in questi giorni - racconta il regista - e ho appreso le notizie dai giornali. Sono davvero stranito. Non riesco a credere che il mio paese si possa essere macchiato di un episodio di questo tipo. Ho difficoltà a credere che qualcuno di questa comunità abbia potuto compiere un’azione simile. Aspettiamo che si faccia chiarezza su quanto accaduto».

Per una strana coincidenza, l’attentato al centro migranti di Dorgali è arrivato proprio quando è uscita la notizia che Salvatore Mereu tornava alla Mostra del cinema di Venezia. E con un lavoro, intitolato “Futuro prossimo”, nato dalle visite in un altro campo di accoglienza. Nell’asse mediano a Cagliari.

«In quello di Dorgali - racconta il regista - però non ci sono stato. Ho visto qualche volta i ragazzi, per esempio la domenica a messa, oppure per strada a chiedere un passaggio perché sono un po’ lontani dal paese. Non ho mai avvertito alcuna tensione, mi è sembrato che la comunità di ospiti sia ben accetta. Non ho mai visto in paese episodi di intolleranza razziale, Dorgali è un paese dove l’ospitalità è stata sempre forte. Non è mai venuta meno, anche nei confronti degli stranieri. Non voglio fare l’avvocato della comunità dorgalese, ma davvero l’intolleranza non appartiene al modo di essere di questo paese».

In attesa di saperne di più su quanto accaduto, Salvatore Mereu con questo cortometraggio selezionato nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia dimostra ancora una volta l’attenzione come regista a una realtà come quella dei migranti che già era finita, seppur non in primissimo piano come in questa occasione, dentro “Tajabone”. Altro film presentato, qualche anno fa, a Venezia e nato all’interno di un progetto formativo. “Futuro prossimo” nasce infatti all’interno delle attive del master per filmmaker promosso dalle università di Cagliari e Sassari e gestito dal Celcam. «Facendo questo film - sottolinea Salvatore Mereu - ho sentito il bisogno e il dovere di raccontare questa comunità. Anche se partivamo da un soggetto scritto da una ragazza del nostro corso, Rossana Patricelli, poi abbiamo approfondito con un preciso lavoro di inchiesta come sempre avviene in questi casi, quando entri in contatto con la realtà che vuoi raccontare. Realtà che non perdiamo di vista anche se la storia ha elementi di finzione inseriti per la narrazione. Protagoniste sono una ragazzina e una donna più grande, a rappresentare tutte queste persone che stanno lì parcheggiate. Il modo credo più adatto per definire la situazione di attesa, di sospensione che vivono».

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