La Nuova Sardegna

La bomba ai migranti in azione un professionista

La bomba ai migranti in azione un professionista

Chi ha piazzato l’esplosivo voleva intimidire gli ospiti o il padrone dell’ex hotel

30 luglio 2017
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DORGALI. Quei due chili di esplosivo avrebbero potuto uccidere. Un carico di tritolo da cava spaventoso, una quantità quasi inusuale per un attentato. Materiale trattato sicuramente da mani esperte e posizionato in maniera tale che potesse fare danno, molto danno. Ma non male alle persone. Un avvertimento. Pesante. Ma a chi? Ai migranti? Ai gestori della struttura? Al proprietario dell’ex albergo “Su Babbu mannu” trasformato in centro di accoglienza?

La procura della Repubblica di Nuoro ha aperto un fascicolo. Per il momento si sta indagando per reati in materia di esplosivi, se poi dalle indagini degli investigatori dovessero emergere elementi più gravi allora potrebbero essere ipotizzate altre imputazioni. Contro ignoti, visto che finora non sarebbe stata trovata alcuna traccia utile per indirizzare le indagini su una pista ben precisa.

L’unica certezza è la potenza della bomba. Se fosse stata posizionata pochi centimetri più avanti avrebbe devastato i cameroni dove stavano dormendo i 64 migranti e i due mediatori ospitati nel centro di accoglienza immerso nel verde nelle campagne tra Dorgali e Orosei accanto alla chiesa di “Su Babbu mannu”. Probabilmente, l’obiettivo degli attentatori era la struttura. Che comunque non ha subito danni che ne abbiano messo in dubbio la stabilità. E proprio questo particolare sta facendo indirizzare le indagini dei carabinieri anche verso eventuali problemi pregressi collegati all’ex albergo. Un fallimento, qualche difficoltà, una lunga chiusura e poi la possibilità di trasformare la struttura in centro di accoglienza per migranti. Un lavoro di ristrutturazione affidato a una cooperativa di Sassari e Alghero, che gestisce altri centri nel nord Sardegna, che ha provveduto a sistemare l’albergo per renderlo compatibile con le richieste della Prefettura. Lavori sempre eseguiti da imprese e manovalanza della zona. Così come, una volta avviata l’attività, i gestori non si sono certo dimenticati delle comunità che li ospitano e continuano a fare gli acquisti della merce nei negozi di Dorgali e Orosei e ad approvvigionarsi di verdura e frutta fresca dai produttori della zona. Ecco perché, la pista dell’attentato ai gestori non ha trovato consistenza.

Mentre i carabinieri della Compagnia di Siniscola e quelli del Reparto operativo di Nuoro, coordinati dal Comandante provinciale, colonnello Saverio Ceglie, si stanno dedicando con maggiore impegno alle altre due piste: quella del razzismo e quella delle minacce nei confronti del proprietario dell’ex albergo: un imprenditore dorgalese. La pista del razzismo è tenuta in alta considerazione, nonostante finora non siano emersi elementi che possano farla ritenere la più consistente. Molti giovani extracomunitari ospiti di “Su Babbu mannu” frequentano con assiduità Dorgali e Cala Gonone, sono conosciuti e molti di loro si sono spesso prestati a svolgere qualche lavoretto. La popolazione li ha sempre accolti bene, ma i carabinieri stanno analizzando nei minimi dettagli i movimenti dei giovani stranieri in queste ultime settimane. Alla ricerca anche del più piccolo e insignificante episodio che potrebbe invece essere il movente dell’attentato. Un lavoro molto complicato. Perché gli ospiti della struttura non avrebbero riferito nulla che possa far pensare a una pesante ritorsione da parte di qualcuno offeso dal loro comportamento. E nei paesi vicini, Dorgali, Cala Gonone, Orosei, ma anche Irgoli, Galtellì e Onifai e altri dell’interno, non sarebbero stati segnalati, neppure soltanto a livello di chiacchiera di paese, eventuali litigi tra locali e stranieri. Ora i carabinieri sono in attesa degli esiti delle perizie degli artificieri: il tipo di esplosivo e l’innesco potrebbero infatti essere utili per restringere le ricerche sul fornitore dell’esplosivo per l’attentato. (plp)

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