La Nuova Sardegna

Turismo, in Sardegna è corsa alla tassa di soggiorno

Alessandro Pirina
Il lungomare di Golfo Aranci
Il lungomare di Golfo Aranci

La manovrina del Governo sblocca la possibilità per i comuni di adottare l'imposta: da Alghero a Olbia i comuni fanno cassa mentre gli albergatori protestano

07 agosto 2017
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SASSARI. Ennesimo balzello che va a colpire hotel, b&b e strutture ricettive o contributo necessario per migliorare i servizi del Comune che sceglie di adottarlo. Ogni volta che si parla di imposta di soggiorno si scatena una guerra tra fazioni. C'è chi vuole la tassa per rimpolpare le casse comunali sempre più vuote e destinare gli introiti ai servizi, c'è chi invece sostiene che l'ennesima imposta rischi di affossare l'unica industria che nell'isola funziona, ovvero il turismo.

Per due anni la Legge di stabilità ha impedito l'introduzione di nuove tasse, e così anche quei Comuni che volevano fare cassa sui turisti hanno dovuto desistere. Ma ora l'ultima manovrina correttiva del governo Gentiloni ha sbloccato l'imposta di soggiorno ed è cominciata la corsa dei Comuni ad adottarla. Dopo anni di dibattito Olbia ha varato una tassa di soggiorno lunga 365 giorni. E lo stesso ha fatto pochi giorni dopo Golfo Aranci. Sulla stessa linea Siniscola, che però ha circoscritto la sua validità da aprile a ottobre. Presto verrà imitata da Posada, dove il Comune è orientato ad approvare l'imposta.

Per il momento In Sardegna su 377 comuni sono appena 15 i comuni che hanno adottato l'imposta, comprese le new entry di queste ultime settimane. Più La Maddalena e Porto Torres, che hanno optato per la tassa di sbarco.

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