La Nuova Sardegna

Sardegna, il Pronto soccorso al collasso

Sardegna, il Pronto soccorso al collasso

Il caldo, l'aumento dei turisti e i tanti utenti che chiamano anche quando non dovrebbero ha portato il sistema al corto circuito

12 agosto 2017
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SASSARI. Anche il pronto soccorso rischia di dover chiedere aiuto. Il sistema che affronta le emergenze in queste settimane è in affanno. Complice una sorta di tempesta perfetta: l’invasione dei turisti e il caldo record. Una miscela esplosiva che si innesta su una struttura ancora fragile. L’effetto collaterale è un’attesa lunga ore.

Turisti. La Sardegna è presa d’assalto dai turisti. Il 13 per cento in più rispetto al 2016, che si era chiuso con un 20 per cento in più rispetto all’anno precedente. Ma l’invasione ha quasi un effetto tsunami sul sistema di pronto soccorso. Il 118 deve fronteggiare un’ondata di chiamate mai ricevute: oltre 3mila al giorno.

Sassari e Olbia. I Pronto soccorso degli ospedali, in particolare delle località balneari, vengono presi d’assalto. L’effetto è scontato per chi finisce con un codice verde in sala d’attesa. Si può restare anche otto ore prima di finire sotto le mani di un medico. A Olbia, per esempio, in cui il pronto soccorso è in sofferenza tutto l'anno,  in estate la situazione peggiora radicalmente. Gl interventi sono 160 al giorno, l'attesa si prolunga per ora. A Sassari il pronto soccorso è in apnea. Ogni anno arrivano 50mila persone. Gli accessi sono fuori controllo. E d'estate con le ferie del personale, che per contratto ha diritto a farne una parte dal primo giugno al 30 settembre, il corto circuito  è dietro l'angolo.

I medici. I medici di base lanciano un appello agli utenti. Giovanni Barroccu, segretario regionale della federazione che riunisce i medici di famiglia, sottolinea come la gente non dovrebbe chiamare il 118 solo per evitare le file e avere cure gratis anche in casi non urgenti. "Se una si presenta in ospedale dicendo di star male, gli viene fatto il controllo generale. Tutto a 30 euro di ticket per analisi del sangue e tac. C'è insomma chi si serve di un servizio che non è deputato a quello".

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