La Nuova Sardegna

Casar, il pomodoro sardo vola negli Stati Uniti

di Claudio Zoccheddu
Casar, il pomodoro sardo vola negli Stati Uniti

Una nuova sfida per l’azienda di Serramanna che scommette sull’export. Il caldo ha limitato la produzione a 330mila quintali ma la qualità è eccellente  

13 agosto 2017
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SERRAMANNA. La qualità non è a rischio, la quantità si. Il caldo torrido delle ultime settimane ha sorpreso anche la produzione del pomodoro proprio nei giorni in cui è iniziata la conquista del mercato americano. Il risultato dell’intrusione di un cliente complicato da gestire come l’anticiclone Lucifero è nel commento del procuratore generare della Casar, l’azienda nata nel 1962 che trasforma la gran parte della produzione sarda: «La qualità dei prodotti che vengono conferiti è eccellente, come sempre, ma quest’anno avremo un problema con la quantità perché il caldo ha assestato un brutto colpo alla produzione e saremo costretti a non soddisfare alcuni ordini – spiega Michel Elias –. Peccato perché avevamo superato il problema della siccità grazie a un accordo che ha permesso ai coltivatori di avere l’acqua garantita nei campi».

Il pomodoro sardo, comunque, rimane un prodotto di assoluta eccellenza e la Casar è l’azienda che lo esporta nel resto d’Italia e in giro per il mondo: «Pochi giorni fa è arrivato il primo container che abbiamo inviato negli Usa – spiega ancora Michel Elias – dopo aver trovato un accordo con un importatore italoamericano che lancerà i pelati nei supermarket e nella grande distruzione con il nome di Posardi e con un packaging e un’etichetta studiati appositamente per il mercato americano. L’export è fondamentale per crescere e la ricerca di nuovi mercati è l’unico modo per sviluppare ulteriormente la nostra azienda». La finestra sugli Stati Uniti, infatti, è solo l’ultima apertura sul mondo dell’azienda di Serramanna dopo la collaborazione con Eataly di Oscar Farinetti che ha portato i pelati si Serramanna in Canada, Brasile, Regno Unito, Belgio, Francia, Danimarca, Germania, Russia, Corea del sud, Singapore, Emirati Arabi Uniti, Filippine, Giappone e Australia oltre alle collaborazioni con Esselunga, Despar, Bennet, Agorà, Conad, Pam Panorama, Il Gigante e Unicoop. Un successo planetario che la radici nella terra sarda: «Il clima eccezionale della nostra terra è sicuramente il punto di partenza per ottenere un prodotto eccellente come il nostro ma non sarebbe sufficiente se non fosse accompagnato dalle capacità degli agricoltori e dalla scelta di utilizzare solo il pomodoro lungo invece di quello tondo a differenza di quello che fanno gli altri trasformatori», aggiunge Elias. Ma la qualità in bottiglia prodotta da Casar ha anche altre motivazioni. L’ultima deriva dall’acquisto di uno spettrometro di ultima generazione che l’azienda di Serramanna ha concesso in comodato d’uso all’Università di Cagliari per un controllo preventivo delle colture con l’obiettivo di raggiungere l’abbattimento dell’uso dei fitofarmaci in agricoltura: «Puntiamo al raggiungimento di un residuo di insetticidi pari quasi allo zero e la possibilità che sia un ente terzo a occuparsi del monitoraggio rende il processo più semplice e facilita la nostra politica aziendale: accettare solo prodotti che hanno valori molto al di sotto dei limiti imposti dalle normative. Così siamo sicuri che quello che esce dalla nostra azienda sia un prodotto salubre oltre che gustoso», conclude il procuratore generale di Casar. I 330mila quintali di pomodori che sono arrivati da 70 agricoltori divisi tra l’Oristanese (70%) e il Basso Campidano (30%) sono quindi piccole gemme di un settore che esporta il nome della Sardegna, e la sua qualità, in tutto il mondo.

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