La Nuova Sardegna

«Lepre sarda in estinzione fermiamo le doppiette»

di Antonello Palmas
«Lepre sarda in estinzione fermiamo le doppiette»

Deliperi (Grig): la fauna selvatica messa a dura prova da incendi e siccità

14 agosto 2017
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SASSARI. «La parola chiave è: buonsenso». È quanto predica Stefano Deliperi, presidente del Grig (Gruppo d’intervento giuridico) sulla criticata decisione del Comitato faunistico regionale di autorizzare le due mezze giornate di caccia alla lepre sarda e alla pernice sarda. «Un controsenso, dal momento che la proposta viene da quella stessa Regione che ha chiesto lo stato di grave siccità ed eccezionale avversità atmosferica lo scorso giugno», sottolinea il responsabile del gruppo ambientalista.

«Da anni, sistematicamente, sia l’Ispra che diverse province dicono che lepre e pernice sarda sono sostanzialmente allo stremo, cosa confermata da diversi cacciatori, tant’è vero che ci sono diverse riserve autogestite che decidono di non andare a caccia, considerata la situazione. Come lo scorso anno quella molto estesa di Orune. Quest’anno, considerata la situazione drammatica sotto il profilo degli incendi e della scarsità di piogge che ha reso lo scenario ancora più difficile, la Regione ha decretato lo stato l’emergenza. A nostro parere per questa stagione la cosa più sensata sarebbe chiudere la caccia, completamente o almeno per queste due specie a rischio, per le quali è aperta per due mezze giornate. Ma a questo punto si chiuda e basta, così da lasciare a questi animali un po’ di respiro sotto il profilo biologico ed evitare di peggiorare le cose. Ed è quanto abbiamo chiesto a Pigliaru e all’assessore all’ambiente, insieme alla Lega per l’abolizione della caccia, così come il Wwf. Risposte? Per ora nessuna».

I dati ufficiali cosa dicono? «Non ne esistono – risponde Deliperi –, ma infatti il discorso va girato al contrario. Per autorizzare la caccia a una specie dopo il parere contrario dell’Ispra, in gran parte vincolante e comunque obbligatorio, occorrerebbe dimostrare dati alla mano che esistono tot esemplari e che quindi non si incide sulla riproduzione. Invece su lepre e pernice si sa per certo che sono rari (lo dicono gli stessi cacciatori) ma non se ne conosce l’esatta consistenza numerica. Il Comitato ha invece deciso ugualmente per il sì a maggioranza». Si dice che i cacciatori spostino voti, è questa la spiegazione? «Quelli dotati di maggiore buon senso sono i primi ad astenersi e questo è altamente significativo – fa notare Deliperi –. Ma ci sono quelli che dicono: noi paghiamo le tasse annuali e dobbiamo sparare. Ma la fauna non è dei cacciatori, intendiamoci, e se non ci sono le condizioni si rassegnino a lasciare il fucile appeso al chiodo». L’ambientalista spiega: «Quest’anno la situazione caverebbe gli occhi a un cieco. Se c’è un gravissimo rischio per il bestiame domestico, possiamo immaginare per la fauna selvatica».

Sardegna all’anno zero per la pianificazione venatoria, avete affermato: «A distanza di tanti anni dalla legge nazionale e regionale, ancora non c’è uno studio che ci dica se la consistenza delle popolazioni faunistiche sia tale da sopportare la stagione venatoria. E non c‘è ancora il legame cacciatore-territorio, ovvero l’obbligo per le doppiette di essere legate a una determinata area, il che significherebbe anche responsabilizzarle. Così si finisce per stilare il calendario venatorio un po’ a senso».

Il presidente del Grig spiega come il fenomeno della penuria di pernici e lepri vada avanti da anni: «Purtroppo le condizioni ambientali sono sempre meno favorevoli – dice –. Oltre la pressione venatoria divenuta troppo alta, c’è da notare che si è diffuso un tipo di agricoltura molto impattante per il territorio, specie a causa dell’uso di pesticidi e anticrittogamici. E più ci sono estati calde e siccitose, meno la riproduzione ha successo. Occorrerebbe che si facesse un ragionamento, ed è quel che abbiamo fondamentalmente chiesto, basato sul buonsenso, che purtroppo però non si vende al mercato: se per un paio di anni non si va a caccia non muore nessuno».

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