La Nuova Sardegna

Ospedali, la mappa è in mano ai Comuni

Ospedali, la mappa è in mano ai Comuni

La riorganizzazione consegnata al Cal per il parere. La Regione ha allungato di un anno il piano di rientro dal disavanzo

14 agosto 2017
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CAGLIARI. La riorganizzazione degli ospedali è uscita finalmente dalle stanze del Consiglio regionale. Pochi giorni fa, la mappa definitiva, approvata a maggioranza dalla commissione sanità, è stata trasmessa al Consiglio delle autonomie locali. Da oggi dovrebbero scattare i dieci giorni di tempo che le procedure assegnano al Cal, presieduto dal sindaco di Nuoro Andrea Soddu, per il parere obbligatorio. Anticipare quale potrebbe essere il verdetto, è difficile, anche se gli ultimi emendamenti approvati dalla commissione potrebbero essere riusciti in questo intento: dare le risposte ai dubbi sollevati dai sindaci all’indomani della prima bozza presentata dall’assessore alla sanità Luigi Arru.

Passaggio decisivo. Il parere del Consiglio delle autonomie è considerato da più parti come una tappa fondamentale per la riorganizzazione della rete. Più che sul tema dei posti letto in meno a livello regionale, con una riduzione complessiva di 111, l’aspetto che finora ha più preoccupato i sindaci è la futura organizzazione del sistema sanitario regionale. A cominciare dal ruolo che avranno gli ospedali delle zone disagiate, che sono quelli di Isili, Muravera, Bosa, La Maddalena e Bosa, fino a quello assegnato al San Francesco di Nuoro, sarà un primo livello potenziato, o ad Alghero-Ozieri, che – secondo la commissione – dopo un anno di monitoraggio potrebbe diventare autonomo anche con l’apertura del reparto di rianimazione. Ci sono poi i casi dell’ospedale di Ghilarza, diventerà centro di riferimento per l’emergenza-urgenza e dovrebbe la stessa dotazione degli ospedali delle zone disagiate, e anche quello degli accorpamenti previsti nel Sulcis o di quanto dovrebbe accadere in Gallura con le annunciate sinergie fra il Giovanni Paolo II e l’ospedale di Tempio.

Riorganizzazione. Con una delibera della settimana scorsa, la giunta ha allungato fino al 2019 il piano di rientro dei costi della sanità, per poi confermare che il risparmio finale dovrà essere intorno ai 300 milioni. Mentre finora – è scritto in un comunicato della Regione – è stato «ottenuto quello di 50 milioni e 483mila euro grazie in particolare a diverse economie negli acquisti, al controllo della spesa farmaceutica». Per la verità, come ammesso dallo stesso assessorato alla sanità, si sarebbe dovuto raggiungere il traguardo dei 62 milioni, ma questo non è stato possibile per «i ritardi nell’approvazione della rete ospedaliera regionale e nell’aggiornamento nazionale delle tariffe delle prestazioni in ambulatorio garantite dal sistema sanitario, ma anche per l’avvio completo solo alla fine di quest’anno della centrale unica degli acquisti». Infine, è «aumentato dai 51 milioni di euro del 2015 ai 71 milioni del 2016 il costo per l’acquisto, a carico della Regione, dei farmici innovativi per l’epatite C, che hanno permesso in ogni caso la definitiva guarigione di duemila sardi».

L’assessore. «Il risanamento dei conti – è la dichiarazione dell’assessore Arru – continua, confermato anche dalla Corte dei conti, che ha rilevato la diminuzione del 10 per cento degli stanziamenti per la sanità rispetto al bilancio della Regione nel confronto fra gli anni 2014 e 2015. Abbiamo un traguardo dichiarato: ridurre al massimo gli sprechi e offrire un servizio più efficace. Ci riusciremo». Non per il coordinatore di Forza Italia Ugo Cappellacci: «Quella che l’assessore chiama riforma è solo uno smantellamento del sistema, con un aumento reale dei costi e l’azzeramento evidente della qualità».

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