La Nuova Sardegna

Ganga: «Ora la rinascita ma serve un nuovo patto»

di Alessandro Pirina
Ganga: «Ora la rinascita ma serve un nuovo patto»

Il segretario regionale della Cisl: una grande intesa con la Regione e le imprese «Oggi la vera sfida è rimettere insieme economia e società, speranze e progetti»

19 agosto 2017
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SASSARI. In Sardegna ormai l’autunno caldo dura 12 mesi. Sono anni che l’isola prova a lasciarsi alle spalle la crisi, ma i segnali sono ancora troppo tiepidi per parlare di ripresa. La disoccupazione è sempre molto alta, la dispersione scolastica è sempre alle stelle, gli investimenti tardano a partire. «Dobbiamo capire che idea di Sardegna vogliamo avere per uscire dalla crisi – dichiara il segretario regionale della Cisl, Ignazio Ganga –. C’è la necessità di rimettere il lavoro al centro del confronto tra il sindacato e la Regione. Ci vuole un’idea di Sardegna che deve guardare ai giovani e superare le precarietà, che proponga sviluppo, sostenibilità ambientale, riforme. Un’idea di regione che deve tradursi in investimenti per la mobilità, per il sociale, per i presidi del territorio. Il rischio è una città lineare di 2mila chilometri con nulla al centro».

La lotta alle esclusioni. La prima battaglia da portare avanti secondo Ganga è quella per favorire l’inclusione dei tanti che oggi si trovano a vivere ai margini della società. «Le diseguaglianze ci sono sempre state, ma oggi purtroppo siamo di fronte a vere e proprie esclusioni che né il sindacato né la politica possono permettere. Oggi la vera sfida è rimettere insieme economia e società, speranze e progetti. E per farlo servono istituzioni solide, di certo non l’antipolitica, che invece ci preoccupa molto».

La sfida. Per riuscire nella missione Ganga ha una sua ricetta, che però deve essere cucinata insieme a tutti gli altri attori: politica e imprese. «Serve un nuovo patto di popolo per remare tutti dalla stessa parte – dice il leader della Cisl –. Bisogna unire le forze come avvenne qualche decennio fa con la prima Rinascita. La disponibilità di saperi e delle fabbriche di conoscenza, una buona accessibilità al credito, l’energia a basso prezzo, un sistema di servizi pubblici efficiente e radicato sul territorio, un sistema di trasporti dinamico e a costi competitivi sono i fattori decisivi e indispensabili per avviare e sostenere un nuovo futuro per la Sardegna. Purtroppo oggi istruzione, credito, energia, pubblica amministrazione, mobilità rischiano di aver perso la propria storica prerogativa di potere essere agenti di sviluppo e la crisi ce li consegna al contrario come handicap di questi tempi sui quali non potremo far mancare una nostra strategia».

Patto per la Sardegna. La base di partenza, secondo Ganga, c’è, ed è il Patto per la Sardegna firmato a Sassari un anno fa da Renzi e Pigliaru. «Sono tutti temi reiterati da una vecchia intesa del 1999 e si tratta di un patto importante, da 2,9 miliardi. Il problema è che finora nell’isola ne è arrivato solo un decimo, solo 281 milioni. Subito dovremo confrontarci con la Regione per fare ripartire l’isola e non ci sono altri grandi strumenti oltre quel Patto. Se quell'accordo verrà onorato alcune aspetti come la continuità territoriale, la compensazione del gap energetico, l’aggiornamento tecnologico della rete ferroviaria, il rafforzamento dell'infrastrutturazione primaria potranno trovare una soluzione».

Rinascita industriale. Un ruolo di primo piano lo dovranno avere i big del settore manifatturiero. «Occorre una strategia produttiva con l’obiettivo di dare impulso al consolidamento del sistema industriale lavorando per mettere in gioco alcuni player di livello nazionale come Leonardo Finmeccanica, Fincantieri o la stessa Eni, senza però sottovalutare il rafforzamento dell’impresa locale. Quella che ha legami con il territorio, che non è scappata durante la crisi».

Politiche per il lavoro. Ovviamente il primo traguardo da tagliare dovrà essere la messa in atto di politiche attive per il lavoro. «Sia come tutela per i lavoratori più deboli sia come capacità di creare lavoro – spiega Ganga –. Ma soprattutto non bisogna abbassare la guardia sull’importanza della formazione professionale. I giovani che stanno emigrando stanno lasciando un vuoto incolmabile. Il riscatto dell’isola non possiamo non affidarlo a questi giovani che stiamo facendo scappare. Occorre un nuovo federalismo educativo che passi per la salvaguardia e il rafforzamento del sistema scolastico, la formazione professionale, la ricerca e un forte sostegno alle nostre università. Serve una sterzata come negli anni ’60 e ’70, quando si passò dal sottosviluppo allo sviluppo».

Il sogno del metano. «Necessario per fare ripartire l’economia regionale». Il numero uno della Cisl non ha dubbi. «Il metano sarà un nuovo orizzonte per la Sardegna di domani. In campo industriale sarà l’unico modo per poter andare oltre l’esistente. Con l’avvento del metano sarà possibile mettere in atto una nuova politica energetica che potrà aiutare la Sardegna a ripartire».

Sanità e urbanistica. Le due grandi riforme della giunta Pigliaru rappresentano un altro bivio per il futuro della Sardegna. «La sanità è la più grande fabbrica di produzione di servizi, ma oggi si parla solo di ospedali da chiudere e poco di territorio. E lo stesso discorso vale per l’urbanistica, che non è solo volumetrie. Le norme urbanistiche sono molto attente al paesaggio ma la bellezza da sola non può bastare per rendere più competitiva la nostra Regione».

Vertenze aperte. Infine, c’è il capitolo vertenze. Da Porto Torres al Sulcis, da Macchiareddu all’Ogliastra, alla Valle del Tirso. «Non voglio continuare a essere il segretario che passa la vita a rivendicare. Voglio che tutte queste vertenze abbiano una fine. Ma da soli non ce la possiamo fare. Il ruolo del governo è fondamentale e non passa solo attraverso il Patto. Servono risorse e sarà fondamentale il rapporto con lo Stato e l’Europa».

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