La Nuova Sardegna

L’assassino tradito dal dna un 19enne finisce in cella

di Kety Sanna
L’assassino tradito dal dna un 19enne finisce in cella

La svolta: giovane originario di Irgoli accusato d’avere ucciso la negoziante cinese

19 agosto 2017
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NUORO. A incastrarlo le tracce di dna lasciate sul luogo del delitto. Ieri mattina, dopo quattro mesi di lunghe e complicate indagini è finita da fuga del presunto killer di Lu Xian Cha, la commerciante cinese di 37 anni uccisa con 14 coltellate nel suo negozio, in via Emilio Lussu a Budoni, la sera del 10 aprile scorso. Simone Delussu 19enne marchigiano, ma di origini sarde (di Irgoli), è stato arrestato dai carabinieri che dopo averlo monitorato per capire quali fossero i suoi spostamenti, ieri hanno deciso di organizzare un finto appuntamento al Comune di Valfornace, distante pochi chilometri da Camerino, dove il ragazzo aveva in corso delle pratiche amministrative. Al suo arrivo è stato subito bloccato dai militari che gli hanno contestato il reato di omicidio e rapina della donna cinese e lo hanno trasferito nel carcere di Macerata. Simone Delussu che all’epoca dei fatti si trovava in Sardegna, ospite di una zia a Budoni, il giorno dopo l’omicidio era partito subito per la Calabria, poi aveva raggiunto Camerino dove aveva trovato lavoro nell’azienda di uno zio paterno, dove lo aiutava ad accudire il bestiame. A incastrare il giovane le tracce biologiche lasciate sul luogo del delitto che hanno permesso al Ris di Cagliari di ricostruirne il dna. Il coltello insanguinato trovato all’interno del negozio, un paio di pantaloni rinvenuti dagli inquirenti dietro un cespuglio a poca distanza da via Lussu, ma anche l’identikit fornito da alcune persone che hanno raccontato da subito di aver visto un giovane con indosso una felpa e cappuccio in testa, allontanarsi dal luogo dell’omicidio, nonché i dati dei tabulati telefonici e alcune immagini di sorveglianza, hanno portato all’arresto del presunto autore del delitto.

«Risolvere questo omicidio è stato importantissimo – ha detto con orgoglio il comandante provinciale di Nuoro, Saverio Ceglie – Avevamo un impegno morale con tutta la comunità di Budoni e in particolare nei confronti della famiglia della donna. Un’attività complicata – ha sottolineato il colonnello nel corso della conferenza stampa indetta nel capoluogo, a cui hanno preso parte il capitano della compagnia di Siniscola, Andrea Leacche, il suo vice Sergio Pagliettini e il comandante della stazione di Budoni, Gianluca Lombardi – durata quattro mesi ma che grazie al lavoro di squadra, ha portato a importanti risultati. Le prime testimonianze, i rilievi tecnici sulla scena del crimine, la ricostruzione dei momenti prima dell’evento grazie alle telecamere acquisite in paese hanno permesso di arrivare alla soluzione del caso.

Le indagini «Tutto ha avuto inizio la sera del 10 aprile scorso – ha spiegato il capitano di Siniscola Andrea Leacche, ripercorrendo i momenti salienti della caccia al killer – quando in caserma a Budoni una telefonata denunciava la scoperta del corpo della commerciante cinese, riverso nel suo negozio, in una pozza di sangue. Importanti e fondamentali per le indagini – ha sottolineato l’inquirente – sono state le attività di sopralluogo sulla scena del crimine: l’autorità giudiziaria, nella persona del procuratore capo della Procura di Nuoro, Andrea Garau, il medico legale, Vindice Mingioni, la squadra Rilievi del nucleo investigativo di Nuoro e i militari della Compagnia di Siniscola hanno effettuato una rigorosissima ispezione senza che alcuna traccia venisse tralasciata».

«Dopo un primo esame – ha aggiunto Leacche – l’ipotesi che ha convinto tutti gli inquirenti è che ci si trovasse di fronte ad una rapina, poi sfociata nel sangue, nonostante la ferocia dell’omicida e le numerose coltellate nel corpo della donna potessero indurre a pensare che quello fosse un omicidio premeditato, che potesse essere un regolamento di conti o un omicidio di carattere passionale. Ma le tracce di sangue, il coltello lasciato sulla scena del crimine, il registratore di cassa fuori posto e molti altri piccoli indizi – ha aggiunto il comandante di Siniscola – lasciavano far presupporre che l’assassino volesse prima derubare la donna e, sfuggitagli la situazione, ucciderla poiché ormai lo aveva visto in volto».

L’identikit Prezioso l’aiuto di alcuni testimoni che hanno dato un identikit del killer, descrivendone nel dettaglio la corporatura e i vestiti che aveva indosso durante la fuga. Lineamenti sardi, caratteri spiccatamente mediterranei, ma nessuno lo aveva mai visto prima a Budoni. Per i carabinieri era un buon punto di partenza, ma non sufficiente per dare un nome all’omicida. Le zone attorno al luogo del delitto, controllate palmo a palmo, avevano portato ad un’importante scoperta: a poca distanza dal negozio, erano stati trovati dei pantaloni, gettati in mezzo a dei rovi. «Proprio grazie a quei pantaloni – ha continuato il capitano – si è riusciti a capire gli spostamenti effettuati dall’assassino prima di andare a commettere il suo omicidio: dalla visione dei filmati, viste le caratteristiche del capo di abbigliamento con diverse scritte colorate, si è potuto capire cosa aveva fatto qualche ora prima a Budoni:il giovane era entrato in diversi negozi del paese. Inoltre grazie al lavoro svolto dal Ris di Cagliari si è riusciti a stabilire che i tamponi su alcune macchie di sangue trovate nel negozio, legate a quanto trovato nei pantaloni, portavano al profilo del dna dell’assassino».

La svolta nelle indagini A questi elementi si sono poi aggiunte le risultanze tecniche derivanti dal traffico telefonico che si è sviluppato il 10 aprile a Budoni. I carabinieri hanno dovuto scandagliare oltre 400mila attività telefoniche solo di quel giorno. Alla fine, però, è arrivato il risultato sperato: una telefonata poco prima dell’omicidio era stata effettuata da un cellulare nei pressi del negozio della commerciante cinese; la persona che chiamava, ossia Simone Delussu, era molto compatibile con le altre risultanze investigative: volto, rilievi tecnici e, cosa ancor più importante, con certezza assoluta, aveva lo stesso dna dell’omicida.

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