La Nuova Sardegna

«Sì, confesso: l’ho uccisa io dovevo pagare l’affitto»

di Valeria Gianoglio
«Sì, confesso: l’ho uccisa io dovevo pagare l’affitto»

Il 19enne al giudice: «Sono entrato per fare una rapina, ho perso la testa»

22 agosto 2017
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BUDONI. «Sono stato io a uccidere la commerciante cinese. Sono andato in tilt: ero entrato per fare una rapina, avevo bisogno di soldi per pagare un appartamento che avevo preso in affitto a Budoni, visto che mia zia non mi aveva ospitato, ma la commerciante ha cominciato a gridare come una pazza. E allora non ho capito più niente». Ieri mattina, nel carcere di Ascoli, dove è stato sentito dal gip per l’interrogatorio di garanzia, è crollato come un agnellino, Simone Delussu, 19 anni, il giovane finito in carcere nei giorni scorsi perché ritenuto il killer della commerciante cinese uccisa a coltellate nell’aprile scorso nel suo negozio di Budoni al termine di una rapina.

Occhi gonfi, viso rigato dalle lacrime, Simone Delussu non ha retto nemmeno un secondo davanti al giudice che ieri mattina si era presentato in carcere per chiedergli conto delle accuse gravissime che gli venivano mosse nell’ordine di custodia cautelare emesso nei suoi confronti dal gip del tribunale di Nuoro su richiesta del procuratore Andrea Garau e indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Siniscola guidati dal tenente Andrea Leacche.

«Sono stato io, sì, sono stato io, non so cosa mi è preso ma quando la commerciante ha iniziato a gridare non ho capito più niente. Da lì non ricordo più nulla» ha continuato a ripetere il giovane, vicino ai suoi avvocati Giuseppe e Chiara Madìa. E poco dopo, al termine dell’interrogatorio, Simone Delussu, di origine irgolese ma da tempo residente a Camerino, ha anche aggiunto: «Avvocà, oggi finalmente mi sono liberato di un peso. Ci penso da quando è successo, non lo avevo mai detto a nessuno, mi sono tenuto tutto dentro. Per quattro volte, in questi mesi, ho pensato anche di andare in caserma a dire tutto: sono passato davanti, ma poi ho avuto paura e sono andato via».

Più che un interrogatorio di garanzia asciutto e sbrigativo, quello che avviene ieri mattina tra le mura del carcere di Ascoli, è il racconto di una vita fatta di solitudine e disperazione. In 45 minuti trascorsi davanti al giudice per le indagini preliminari che lo sente per rogatoria, Simone Delussu, nel tentativo di spiegare l’origine di quell’odio che lo scorso 10 aprile, ripercorre, tappa per tappa, la sua esistenza sfortunata. Racconta della sua adolescenza trascorsa a cercare affetto, lavoretti, e un tetto stabile sotto il quale stare.

Ricorda l’abbandono subìto da parte della madre che, dice lui, lo aveva allontanato dalla Calabria dove viveva, perché il nuovo compagno di lei non lo voleva. Ricorda anche, Simone Delussu, gli anni trascorsi con lo zio a fare il servo pastore nelle campagne marchigiane. Ma sempre, spiega, senza sentirsi mai veramente a casa, amato, accudito. Così, aggiunge il giovane mentre il gip lo ascolta, «questa primavera avevo deciso di andare a Budoni da mia zia sperando che mi potesse aiutare a trovare un lavoretto per la stagione estiva. Avevo bisogno di soldi». Ma anche la trasferta in terra sarda, evidentemente, per lui si rivela fin dall’inizio sfortunata. «Mia zia – spiega – mi ha detto che non mi poteva ospitare perché, essendo disoccupata anche lei, aveva bisogno di dare in affitto l’appartamento. Così mi sono trovato di nuovo da solo e senza una casa, e ho dovuto arrangiarmi. Ho cominciato a cercare un piccolo appartamento, l’ho trovato ma avevo nemmeno un euro per poter pagare l’anticipo. è stato allora che nella disperazione ho pensato di fare una rapina. È successo così: ho cominciato a girare per Budoni e ho visto quel negozio. Sono entrato, volevo solo rubare via tutto l’incasso e fare in fretta perché avevo paura di essere scoperto, ma la cinese ha cominciato a gridare come una pazza. Gridava forte, non sapevo come fare. Sono andato in tilt e l’ho uccisa. Da quel momento non ho capito più niente. Sono scappato via, mi sono liberato dai pantaloni, ho cercato di allontanarmi. Poi sono fuggito verso Olbia, e mi sono imbarcato per tornare a Camerino».

Tornato nel suo paese di residenza, racconta il giovane, cominciano settimane di inferno. «Ho vissuto come in un incubo – spiega Simone Delussu ieri davanti al gip – continuavo a pensare sempre a quello che avevo fatto. Non volevo uccidere, davvero, avevo solo bisogno dei soldi per pagare l’acconto dell’appartamento. Oggi per me, credetemi, è una vera liberazione. Mi sto togliendo un peso da dentro che non riuscivo più a reggere».

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