La Nuova Sardegna

Bombola davanti al Comune tragedia sfiorata nella notte

di Gianni Bazzoni
Bombola davanti al Comune tragedia sfiorata nella notte

Francesco Ledda, disoccupato, voleva protestare. Arrestato per strage

23 agosto 2017
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PORTO TORRES. Ha sistemato la bombola davanti al cancello che protegge l’ingresso del palazzo comunale, ha aperto il rubinetto del gas e si è seduto. Si è acceso la sigaretta con l’accendino. Quasi ad aspettare quello che di lì a poco sarebbe accaduto. Una esplosione, o prima una fiammata con successiva deflagrazione. Francesco Ledda, 52 anni di Porto Torres, operaio precario, padre di tre figli, è stato arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia di Porto Torres. È accusato di strage (articolo 422 del Codice penale).

Quando i militari della pattuglia gli sono arrivati addosso continuava ad azionare l’accendino, come quando si gioca alla roulette russa. I carabinieri hanno notato la sagoma da lontano, e visto il bagliore della fiamma: si sono mossi con rapidità ma anche con cautela. In piazza Umberto I c’erano una cinquantina di persone distribuite tra i due bar ai lati del municipio e le panchine dei giardini.

Chiuso il rubinetto del gas e “disarmato” dell’accendino l’operaio, gli operatori della pattuglia hanno riportato la situazione in condizioni di sicurezza. Nessuno può dire che cosa poteva accadere, ma il rischio corso è stato davvero elevato per tutti coloro che si trovavano nella piazza principale della città e per quelli che abitano nelle case vicine al Comune.

Francesco Ledda era lucido, ha pronunciato solo poche parole. Ha raccontato della sua situazione di precarietà e disagio, della mancanza di lavoro e della casa costretto a lasciare dopo lo sfratto esecutivo. Non era una giustificazione, ma non sapeva più cosa fare. Così poco dopo l’una e mezza si è organizzato per un gesto eclatante. «Un botto davanti al Comune», ha detto. Non aveva altro da pensare, non riusciva a immaginare una soluzione diversa: credeva di potersene andare anche lui, un operaio senza lavoro e ormai senza casa, con tre figli, che si sacrifica davanti alla sede istituzionale della sua città. Secondo lui i Servizi sociali non gli hanno dato le risposte che si attendeva, ma la realtà vera è che Porto Torres è una città sfruttata e ora dimenticata da tutti che affoga nella crisi senza riuscire a trovare una ciambella di salvataggio. È sparito tutto, non ci sono più neppure i cantieri stagionali, quelli che rompevano l’emergenza di un anno intero senza occupazione, che creavano le condizioni per il sussidio di disoccupazione.

Il Comune fa quel che può, è un guscio vuoto in mezzo al mare in tempesta, oggi come ieri. E chi amministra oggi non può fare finta che le colpe siano sempre degli altri. Il Comune non crea lavoro, non dà lavoro ma può attivare politiche serie per fare in modo che l’occupazione torni a germogliare, anche in settori alternativi se si crede in altro.

Francesco Ledda poteva saltare per aria, provocare conseguenze gravi ad altre persone che neppure sapevano dove fosse diretto con quella bombola di gas sistemata sul trolley. Un viaggiatore senza meta e senza tempo, ha camminato a piedi di notte per le vie del centro di una Porto Torres distratta. Qualcuno però ha notato la stranezza di quell’uomo con lo sguardo perso nel vuoto. E ha chiamato la centrale operativa del 112: «Ho visto uno che trascina un carrellino, sopra c’è una bombola di gas. Non so dove sia diretto, magari non è niente, però ho pensato di avvisare...». L’operatore ha ringraziato per la segnalazione e ha diramato il messaggio alla pattuglia in servizio in città per un controllo. I carabinieri non hanno trovato subito Francesco Ledda che nel frattempo era già davanti al Comune. Giù la bombola, poi come si fa quando si ritiene di essere giunti a fine percorso si è seduto sugli scalini del palazzo comunale. Ha aperto il gas. E ha cominciato a fare lampeggiare l’accendino. Prima la sigaretta, poi altri clic. E i militari guidati dal capitano Romolo Mastrolia erano proprio davanti alla piazza quando nel buio hanno notato il bagliore. Intuizione e rapidità di esecuzione: i carabinieri sono arrivati in pochi istanti sull’obiettivo, rischiando la vita perché non potevano sapere se alla bombola fosse già stato applicato un innesco. Insomma se poteva davvero esserci il botto. Solo quando hanno visto arrivare i carabinieri i clienti dei bar della piazza e le altre persone sedute a chiacchierare sulle panchine si sono resi conto che stava accadendo qualcosa di grave. E hanno realizzato di essere stati - senza saperlo - al centro di un grande rischio.

Francesco Ledda è stato accompagnato nella caserma di via Antonelli e arrestato, quindi d’intesa con il pubblico ministero trasferito nel carcere di Bancali dove attenderà l’interrogatorio di garanzia. La bombola semi vuota (e per questo ancora più pericolosa) sequestrata. La lunga notte è finita con un sospiro di sollievo, ma resta un campanello d’allarme che - oggi più che mai - nessuno può più ignorare.

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