La Nuova Sardegna

Porto Cervo, 125 euro per il taglio di capelli

di Stefania Puorro
Porto Cervo, 125 euro per il taglio di capelli

Al turista conto salato e nessuno scontrino. I vigili hanno scoperto che il locale non era in regola

25 agosto 2017
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PORTO CERVO. Quei ciuffi lunghi e ribelli che gli coprivano gli occhi, gli davano veramente fastidio. E così, un turista toscano di 45 anni di passaggio a Porto Cervo, ha deciso di andare dal parrucchiere.

Si è fermato in un salone che si trova nella zona della promenade du port e ha chiesto un semplicissimo taglio di capelli. Non gli hanno nemmeno fatto lo shampoo: infatti, appena è arrivato il suo turno, ha saltato il passaggio del lavatesta e si è accomodato direttamente sulla sedia. E qui, in pochi minuti, la chioma è stata sfoltita.

Ma al momento di chiedere il conto, il vacanziere è rimasto senza parole: immaginava di dover pagare una cifra un po’ più alta della media, ma non certo i 125 euro che gli sono stati chiesti. Inevitabile il suo disappunto, quindi, per un costo che lui ha ritenuto decisamente eccessivo.

“Non può mica aspettarsi prezzi popolari come dalle sue parti, qui siamo a Porto Cervo e non dovrebbe essere sorpreso”, avrebbe detto testualmente l’esercente.

A quel punto, il cliente toscano, non ha voluto fare altre storie e ha tirato fuori il bancomat per pagare. Ma di fronte alla sua giustificata pretesa di volere una regolare ricevuta, gli è stato risposto che lo scontrino rilasciato dal “pos” aveva lo stesso valore. Il vacanziere ha allora salutato ed è andato via, ma quella vicenda, per lui , non si sarebbe chiusa certo così. Anzi. Così si è precipitato dalla polizia locale di Arzachena per raccontare il caso. I dettagli e gli elementi forniti erano tanti e gli accertamenti su presunte irregolarità amministrative da parte dell’attività svolta da quel parrucchiere sono subito scattati. Tanto che il comandante della polizia locale Andrea Becciu ha deciso di inviare sul posto gli agenti del nucleo commercio.

E sono stati proprio loro a capire in pochi istanti che il motivo della mancata emissione della ricevuta aveva una sua motivazione: l’attività in questione era priva di “Dua” (documento unico amministrativo) e il personale impiegato non risultava in regola con le norme sulla dipendenza lavorativa.

Non solo. Non c’erano nel locale i servizi igienici e, soprattutto, non esisteva alcun contratto con il proprietario delle mura. Probabilmente (ma questo così come altri particolari dovranno essere stabiliti con ulteriori verifiche), si tratterebbe di un esercente “mordi e fuggi”. Il quale, adesso, dovrà mettere a posto un po’ di cose e rispondere a parecchie domande. Innanzitutto dovrà pagare una sanzione amministrativa di 1.500 euro per aver violato la legge numero 174 del 2005 e il regolamento comunale per acconciatore estetista. Poi, dovrà cessare immediatamente l’attività e dimostrare alle autorità competenti la realizzazione di eventuali incassi che potrebbero non essere mai stati dichiarati all’erario.

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