La Nuova Sardegna

Guerra fredda sulla legge tra Regione e governo

Guerra fredda sulla legge tra Regione e governo

L’assessore Erriu: noi sempre leali, loro no. Con l’impugnazione meno certezze Smentito l’ok al raddoppio del bacino dei fanghi rossi: già previsto dallo Stato

31 agosto 2017
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CAGLIARI. Una notte per metabolizzare lo schiaffo di Stato arrivato al volto della giunta. L’impugnazione della legge sulle Manutenzioni suona come un tradimento arrivato dal governo Gentiloni. Tra Stato e Regione è guerra fredda. Non solo per l’ultimo ko. L’impugnazione della legge sembra sempre più fuoco amico. E il Ministero dell’Ambiente sembra avere un ruolo da protagonista in questa guerra di Palazzo.

L’accusa. L’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu non nasconde il suo disappunto. «Per prima cosa l'impugnativa del governo non riguarda la legge urbanistica in questo momento in discussione – spiega –, ma la leggina di manutenzione approvata a larga maggioranza dal Consiglio nei mesi scorsi. E molte delle norme oggetto di impugnazione sono, appunto, di iniziativa consiliare». Erriu si riferisce alle norme sugli usi civici, che sono state introdotte con un emendamento da alcuni consiglieri regionali. «La legge regionale 11 del 2017 – osserva Erriu – non è propedeutica a quella Urbanistica, ma introduce correttivi a norme già esistenti che erano di difficile applicazione».

Il tradimento. «La giunta – dichiara l’assessore – ha sempre agito, nel rapporto con il governo sulla base di una leale collaborazione. Constatiamo che lo stesso principio non è stato messo in pratica dai nostri interlocutori. Prima del via libera al testo abbiamo più volte sollecitato un’interlocuzione con la Sovrintendenza Belle Arti e Paesaggio che non ha mai risposto». Il governo ritiene che la legge violi il principio di coopianificazione. In altre parole che la Regione voglia decidere da sola su aspetti su cui è indispensabile anche il parere del governo. «Nella legge non si ledono gli obblighi di copianificazione dei beni espressamente previsti dal Codice del Paesaggio perché riguardano interventi minori (strutture leggere e di facile rimozione a servizio della balneazione) o che non alterano lo stato dei luoghi in modo permanente o irreversibile. Allo stesso modo, il Governo rivendica una riserva di competenza per quanto riguarda la demolizione degli edifici che insistono, per esempio, nella fascia dei 300 metri, con trasferimento dei volumi oltre l’area vincolata». In altre parole si contestano due aspetti. Nel primo la giunta detta le regole per poter installare all’interno dei 300 metri le strutture che si utilizzano in spiaggia in estate. Piccoli chioschi, torrette di avvistamento, passerelle, e gli anelli a cui si attaccano i pontili galleggianti. Viene contestato un altro aspetto presente nella legge che dava la possibilità di demolire un immobile e ricostruirlo.

Usi civici. Il nodo è anche sugli usi civici. Per Erriu la norma aiuta a superare situazioni complicate che le attuali norme non consentono di affrontare e vanno incontro alle richieste delle comunità. E per l’assessore non si scavalca lo strumento della coopianificazione, già previsto in altre leggi e sempre rispettato dalla Regione. La legge dà la possibilità di sdemanializzare aree che sono soggette a usi civici, ma che non hanno più quel ruolo, a patto che se ne demanializzi una di uguale estensione e valore paesaggistico.

Fanghi rossi. Secondo alcuni la legge dava la possibilità di ampliare il bacino dei fanghi rossi a Portovesme, che si trovano su un terreno soggetto a uso civico. Richiesta avanzata da tempo dalla Rusal per riavviare gli impianti della Eurallumina. Ma Erriu su questo è categorico. «È una falsità assoluta – spiega –. Chi parla forse non sa che il raddoppio del bacino era stato autorizzato con la Legge 123 di agosto 2017, il Decreto per il Sud. In ogni caso nella legge regionale non è previsto un incremento delle aree per gli usi civici». E a sostegno dell’assessore questa volta arriva anche il Gruppo di intervento giuridico. «In realtà la recente legge regionale prevede interventi finalizzati a ripristino e bonifiche ambientali nei demani civici in assenza di titolo per l’occupazione dei terreni (art. 36), come in varie aree minerarie del Sulcis. La proposizione di ricorso davanti alla Corte costituzionale su questi articoli della legge regionale 11/2017 appare a chi ha sempre avversato c in ogni modo le tante operazioni legislative di sdemanializzazione delle terre civiche sarde del tutto assurda».

«È paradossale – continua Erriu – la proposta di impugnativa di alcune disposizioni sugli usi civici. La norma in questione prevede che con accordo di copianificazione si valuti la presenza dei valori paesaggistici che caratterizzano gli usi civici, con la possibilità di completare il procedimento e di escludere l’operatività del vincolo paesaggistico, se è venuto meno. È curiosa la posizione del Governo secondo il quale la legge regionale avrebbe dovuto dire che il Codice del Paesaggio si applica con la possibilità, però, che possa essere sempre adottato un provvedimento amministrativo di vincolo o introdotto un vincolo di piano». (l.roj)

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