La Nuova Sardegna

Le acque dell’isola 

La pastinaca e la tracina le insidie più temibili

La pastinaca e la tracina le insidie più temibili

SASSARI. Anche le acque sarde difficilmente ospitano animali in grado di rappresentare un pericolo mortale con il loro veleno. Antonio Pais, esperto in acquacoltura del dipartimento di agraria dell’Un...

05 settembre 2017
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SASSARI. Anche le acque sarde difficilmente ospitano animali in grado di rappresentare un pericolo mortale con il loro veleno. Antonio Pais, esperto in acquacoltura del dipartimento di agraria dell’Università di Sassari, esclude che si possa parlare di specie “mortali”, «a meno che non parliamo di persone predisposte allo shock anafilattico», dice. Tra gli animali marini da tenere a debita distanza c’è sicuramente la tracina, detta pesce ragno (o aragna): «Può provocare reazioni estremamente dolorose e sono presenti sulla battigia di molte spiagge frequentate dell’isola. Questi pesci – spiega – stanno nascosti sotto la sabbia e posseggono nella pinna dorsale aculei che conducono sostanze velenose; ma la maggior parte della gente non sa che sono pericolose anche le spine opercolari, quelle sotto le branchie, e così accade che dopo aver tagliato la spina sul dorso si tocchino quelle laterali. Il dolore è molto forte e vi può essere gonfiore».

L’azione di primo soccorso in caso di puntura consiste nello sciacquare la parte con acqua di mare e togliere ogni frammento dell’aculeo, quindi utilizzare un laccio emostatico per evitare la diffusione del veleno. Quindi occorre immergere la zona della puntura in acqua molto calda, circa 50 gradi, per almeno mezz’ora: il veleno è infatti termolabile. «Nelle tracine – spiega Pais – il dolore non è proporzionale alla dimensione dell’animale, anzi: quelle più piccole danno reazioni peggiori. Ma attenzione anche alle punture dello scorfano, che come ben sanno i pescatori sono molto dolorose quando utilizzano gli aculei nascosti nelle pinne dorsali».

«Vi sono poi una serie di invertebrati celenterati, come le meduse, cui occorre prestare la massima attenzione e il contatto con i quali può lasciare segni anche permanenti – raccomanda Pais –: in particolare mi riferisco alla Pelagia noctiluca, una medusa di colore violetta, la cui puntura è particolarmente dolorosa a fronte delle dimensioni molto ridotte dell’animale. Vi sono meduse decisamente più grandi ma che urticano meno».

Il rischio - afferma l’esperto – è che con l’apertura di una quota maggiore del Canale di Suez sia favorito l’arrivo nel Mediterraneo di specie che prima non c’erano, alcune potenzialmente mortali. Ma per fortuna ancora in Sardegna non ne abbiamo traccia. Per fortuna non ci sono animali come i pesci pietra o serpenti marini dal veleno mortale. Ancora…» Attenzione ad esempio alla Caravella portoghese, che non è una medusa e in rari casi è stata avvistata nelle coste sarde: è così chiamata per la sua sacca d’aria che galleggiante che la fa somigliare a una imbarcazione a vela. I suoi lunghissimi tentacoli possono sparare un veleno dolorosissimo e l’effetto è quello di una scarica elettrica. Nel 2010 una donna morì a Porto Tramatzu, a Villaputzu, quasi certamente a causa di una Caravella. E poi c’è la pastinaca: è un tipo di razza che nasconde sotto la sua lunga coda a frusta un pericoloso aculeo la cui puntura può provocare gravi infezioni. Lo scorso anno su segnalata in molti litorali sardi, anche tra i bagnanti ignari del pericolo. In realtà gli esperti affermano che l’animale se non disturbato non attacca l’uomo. Ma nel 2006 un giovanissimo rugbista genovese morì probabilmente dopo una puntura con una di queste creature nelle acque di Cala di Volpe, anche se non vi è la certezza assoluta sull’origine della lesione all’addome: l’emorragia interna risultò letale.

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