La Nuova Sardegna

Corruzione a Olbia indagato un ex consigliere

di Marco Bittau
Corruzione a Olbia indagato un ex consigliere

Per il pm avrebbe favorito il gruppo Bonifaci in alcune pratiche urbanistiche

07 settembre 2017
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OLBIA. L’ultimo acuto dell’ormai ex procuratore di Tempio, Domenico Fiordalisi, è una inchiesta per corruzione e tentata concussione a Olbia. Favori e benevolenze nelle pratiche urbanistiche comunali in cambio di incarichi professionali. Se confermata, sarebbe tutta roba destinata a scuotere dal torpore estivo la politica e l’industria del mattone in città. Di sicuro ci sono le perquisizioni, i sequestri, la raccolta di testimonianze e, soprattutto, 4 persone indagate: Giuseppe Costa, Roberto Capobianchi, Giorgio Spano e il figlio Gabriele. Corruzione e tentata concussione i capi d’accusa per i quali procede la Procura di Tempio.

I personaggi. I nomi più noti sono quelli di Giorgio Spano e “Pino” Costa. Il primo è un professionista molto noto a Olbia, a lungo consigliere e assessore comunale, presidente della commissione comunale Urbanistica in quota Pd nella precedente amministrazione. Con il figlio è titolare di un avviato studio professionale e della Esedra srl che si occupa di costruzioni edili. Costa invece è un dirigente di punta del grande gruppo che fa capo al costruttore ed editore romano Domenico Bonifaci che in Gallura ha sempre lavorato tanto e che nel portafoglio delle sue società conta molte proprietà proprio a Olbia, San Pantaleo, e Porto Rotondo. L’immobiliarista con la giustizia ha avuto più volte a che fare, quasi sempre con l’accusa di tangenti. E proprio da una di queste storie comincia la vicenda olbiese.

L’inchiesta. Coordinata dal procuratore Domenico Fiordalisi e condotta dal gruppo di Olbia della guardia di finanza al comando del maggiore Marco Salvagno, l’inchiesta olbiese parte da lontano, addirittura da Roma. Ad innescarla, infatti, è stata nel 2015 l’operazione Vitruvio che porta la magistratura romana a scoprire un colossale giro di tangenti pagate a dipendenti del Comune in cambio del silenzio sugli abusi edilizi. Tra gli indagati anche Domenico Bonifaci al quale, durante una perquisizione negli uffici di una delle sue società, gli investigatori sequestrano quello che viene ritenuto una sorta di “libro delle tangenti”. Da lì le indagini si spostano su tutte le attività del costruttore romano. Tutte le Procure vengono allertate, compresa quella di Tempio, dove le proprietà di Bonifaci sono numerose. Comincia il lavoro degli investigatori con intercettazioni, testimonianze, raccolta di documenti. Nel mirino le pratiche edilizie dello studio di Giorgio Spano (soprattutto quelle che riguardano Bonifaci), che nel periodo passato al setaccio nell’inchiesta (2013-2016) era consigliere comunale e presidente della commissione Urbanistica.

La perquisizione. Giovedì scorso la svolta. Gli agenti della guardia di finanza si presentano in via Marco Polo 21 dove si trova la sede della Esedra srl e dello Studio Spano. Vengono perquisiti gli uffici e poi anche l’abitazione del professionista. Le fiamme gialle sequestrano fatture, documenti, progetti riguardanti lavori in una lottizzazione di San Pantaleo, l’ampliamento dell’Hotel Nuraghe a Porto Rotondo e una villa, sempre a Porto Rotondo. Si tratta progetti e costruzioni del gruppo Bonifaci. Soprattutto la lottizzazione di San Pantaleo, che a suo tempo aveva creato molte discussioni in Comune e che alla fine, nel 2013, dopo profonde modifiche al progetto iniziale, era stata definitivamente approvata dal consiglio comunale. Secondo l’accusa, questi progetti o pratiche edilizie avrebbero beneficiato di un trattamento di favore da parte di Giorgio Spano nel consiglio comunale in cambio di incarichi professionali affidato al suo studio.

La difesa. «Dal momento della perquisizione e del sequestro dei documenti non abbiamo neanche avuto il tempo di confrontarci con la Procura – dice l’avvocato Nicola Di Benedetto, difensore di Giorgio Spano – però abbiamo messo noi a disposizione tutta la documentazione che prova inequivocabilmente l’assoluta infondatezza delle accuse. Qui nessuno ha preso soldi in cambio di favori. Giorgio Spano e il figlio sono professionisti che lavorano nel campo delle costruzioni. Lo studio ha effettuato lavori regolarmente retribuiti e fatturati e di questo abbiamo fornito subito tutte le pezze giustificative. Stiamo parlando di lavori retribuiti non di tangenti. Peraltro, piccolissimi lavori tecnici. Spesso soltanto studi, come nel caso della lottizzazione di San Pantaleo. Abbiamo anche verificato che non esiste alcuna incompatibilità per i consiglieri comunali che non devono certo smettere di fare il loro lavoro e che possono assumere incarichi professionali durante il mandato. Parlare di corruzione e concussione in questo caso sembra davvero paradossale».

@marcobittau. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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