La Nuova Sardegna

Spopolamento, Pigliaru: per frenarlo serve unità

Spopolamento, Pigliaru: per frenarlo serve unità

Il governatore al Campus Omodeo organizzato a Nughedu Santa Vittoria «Le piccole comunità devono fare sistema mantenendo le proprie specificità»

10 settembre 2017
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NUGHEDU SANTA VITTORIA. Ciò che è piccolo difficilmente diventerà grande, la vera sfida è non farlo diventare invisibile. È questo il concetto principale illustrato dal presidente della Regione Francesco Pigliaru a Nughedu Santa Vittoria, nel dibattito organizzato nell’ambito Campus Omodeo Spop: tre giorni dedicati al delicato tema dello spopolamento, all’effetto ciambella che provoca lo svuotamento del cuore dell’isola con la concentrazione della popolazione nelle coste. «La Sardegna, come tante altre parti del mondo, sta affrontando il problema dello spopolamento. Non è un fenomeno irreversibile, ma di certo è importante e va gestito. Noi facciamo la nostra parte, investendo risorse e lavorando con i territori per favorire progetti che siano concretamente utili allo sviluppo locale, rispondendo ad esigenze specifiche».

Le strategie. Il governatore ha spiegato agli studenti, ai ricercatori e docenti delle università di Sassari e Cagliari riuniti nel Campus (con loro anche colleghi degli atenei di Barcellona e Uppsasasla in Svezia), quali sono le linee principali della Programmazione territoriale che impegna la Giunta insieme alle amministrazioni locali. «Abbiamo voluto ragionare sempre almeno a livello di Unioni dei Comuni – ha spiegato Pigliaru – e quando è possibile anche su scala più grande. Le nostre realtà hanno bisogno di unirsi per crescere e il nostro ruolo è accompagnarle a farlo. Lavorare insieme non significa rinunciare alla propria specificità, bensì impedire che ciò che è piccolo diventi invisibile, con tutto il carico di negatività e svantaggi che ne deriva».

Le risorse. Nel suo intervento Francesco Pigliaru ha fatto il punto sulle risorse, sottolineando i «150 milioni che abbiamo fortemente voluto per le zone interne nel Patto firmato con il Governo» e alcune scelte precise come «l’investimento per portare la banda larga in 314 Comuni e la rete di videosorveglianza per la sicurezza. Ma al primo posto mettiamo l’istruzione e la lotta alla dispersione scolastica. Il progetto Iscol@, sia sul fronte dell’edilizia scolastica che della didattica, è l’azione che fa la differenza per il futuro dei nostri ragazzi. Naturalmente ci sono i grandi temi – come le azioni portate avanti nel campo dell’agricoltura e dei trasporti – e la consapevolezza che le persone si fermano dove ci sono opportunità di lavoro, di sviluppo, di benessere. Per questo lavoriamo per costruire, territorio per territorio, risposte mirate. E occasioni di dibattito e confronto come questa di oggi – ha concluso il presidente Pigliaru – sono preziose, a maggior ragione perché ci permettono di dialogare con i giovani. I progetti che abbiamo potuto vedere al Campus meritano grande attenzione per il valore in sé e perché sono la dimostrazione che le idee per crescere non nascono dagli slogan ma da studio e confronto». All’incontro hanno partecipato anche l’assessore della Sanità Luigi Arru e l’assessore della Cultura Giuseppe Dessena.

Le previsioni. Non sono buone: secondo lo studio del team Sardarch che ha pubblicato un volume intitolato “Spop”, nei prossimi 20-30 anni l’isola avrà 300-400 mila abitanti in meno. E una trentina di comuni che attualmente hanno meno di 1000 abitanti entro 60 anni scompariranno dalle cartine geografiche. A pagare il prezzo più alto saranno le zone interne, ad avvantaggiarsi i grandi centri urbani che vedranno aumentare i residenti. Ma l’impoverimento, dicono gli esperti, riguarderà un’intera isola.

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