La Nuova Sardegna

Meduse "aliene" nel golfo di Olbia

di Dario Budroni
Meduse "aliene" nel golfo di Olbia

L’episodio legato al riscaldamento del Mediterraneo. Il biologo marino: «Mai visti così anti esemplari nelle nostre coste»

11 settembre 2017
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OLBIA. Sguazzano beate fin dove i palazzi si specchiano sul mare. Basta fare un giro in gommone, oppure affacciarsi da una banchina, per scoprire che il golfo olbiese ha delle nuove inquiline. Sono le meduse. Non quelle che da sempre popolano le acque isolane, ma degli esemplari che arrivano da molto lontano. Addirittura dal Mar Rosso. Da qualche tempo il golfo ne è invaso. Una cosa mai vista prima. Si tratta di una presenza che la dice lunga sul fenomeno dei cambiamenti climatici. Il nome scientifico della medusa in questione è questo: «Phyllorhiza punctata». È una specie che con il Mediterraneo e la Sardegna ha davvero poco a che fare. Impossibile non notarle: il loro numero è impressionante, poi ci si mettono anche le dimensioni, visto che alcune riescono a diventare grandi quasi quanto una forma di Grana Padano.

Le meduse nel golfo. Della novità se ne sono accorti gli abituali frequentatori del mare davanti alla città. E se ne è accorto soprattutto Benedetto Cristo, biologo marino, uno studioso che all’interno del golfo olbiese non si lascia sfuggire nulla. Che si tratti della «Phyllorhiza punctata» no ha alcun dubbio. È una nuova specie aliena che adesso popola in maniera evidente soprattutto la zona più interna del golfo, dal faro di Isola Bocca al molo Brin. «Questa è una medusa indo-pacifica – spiega Benedetto Cristo, olbiese –. Nel Mediterraneo la conosciamo da tempo, ma gli avvistamenti sono sempre stati pochi. Invece adesso, nel golfo di Olbia, ce ne sono tantissime. Un giorno ne ho viste quattro in un metro quadro».

La lunga migrazione. Le «Phyllorhiza punctata» sono indo-pacifiche. «Non possiamo dirlo con assoluta certezza, ma con tutta probabilità nel Mediterraneo sono arrivate passando per il canale di Suez» dice il biologo. Il primo avvistamento nel Mediterraneo risale al 1965, al largo delle coste israeliane. Poi alcuni esemplari sono stati visti nelle isole della Grecia. La prima segnalazione in Italia è del 2009: proprio nelle acque di Tavolara, al largo di Olbia. «E da qualche tempo è in atto una fioritura eccezionale dentro il golfo – continua Benedetto Cristo – Presto chiederò il permesso per fare una immersione, per studiare da vicino e con attenzione queste meduse».

L’ambiente ideale. Ancora non si conoscono i motivi che hanno spinto le meduse giganti a invadere il golfo olbiese. «Al momento possiamo fare delle supposizioni, ma c’è da prendere in considerazione la questione dei cambiamenti climatici – spiega Cristo –. E poi ricordiamoci che in queste acque mancano i predatori. Anche i delfini, a causa del traffico delle navi, entrano sempre meno nel golfo. Con tutta probabilità qui si trovano bene». La presenza della «Phyllorhiza punctata» non è passata inosservata. Tra i frequentatori del mare c’è parecchia curiosità e in tanti si chiedono il perché di un numero così imponente di meduse.

Gli alieni nel golfo. La «Phyllorhiza punctata» non è l’unica specie aliena a nuotare nelle acque olbiesi. Il biologo Benedetto Cristo, negli anni, ne ha individuate diverse. Come il «Xenostrobus securis», un mitile originario dell’Australia e della Nuova Zelanda. E poi la «Ruditapes philippinarum», un’arsella filippina, e la «Musculista senhousia», una piccola cozza capace di non far nutrire le arselle. Non mancano i molluschi predatori di mitili e le cozze del Mar Rosso. Insomma, il mare è invaso di alieni. Stesso discorso per le terre emerse. Sull’isola di Tavolara, per esempio, è in fase di contenimento il numero delle capre selvatiche, che si cibano di piante autoctone, e si sta procedendo con l’eradicazione del ratto nero, che divora le uova della Berta minore.

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