La Nuova Sardegna

«Ho visto il mio Gianluca sotto quel lenzuolo bianco»

di Pier Luigi Piredda
«Ho visto il mio Gianluca sotto quel lenzuolo bianco»

Al processo a Cubeddu a Nuoro la testimonianza della fidanzata di Monni

15 settembre 2017
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NUORO. Gli occhi grandi neri velati dalle lacrime alla ricerca di un approdo sicuro nella fredda aula della Corte d’assise. Ricordi che riaffiorano impetuosi e che chissà quante volte aveva ricacciato indietro per non rivivere quel dolore troppo grande per una ragazzina di 17 anni. Ma ieri Eleonora Pala, la fidanzatina di Gianluca Monni, 18 anni, di Orune, assassinato con tre fucilate la mattina dell’8 maggio 2015 a Orune, ha dovuto ripercorrere il suo calvario, con la voce incrinata dalla commozione ma riuscendo a ricacciare indietro le lacrime ogni volta che si è fermata in una posta. Fino a quando il pubblico ministero Andrea Vacca, con estrema delicatezza e quasi dispiaciuto per quella domanda così dura le ha chiesto di raccontare come ha saputo della morte del suo fidanzato. «Intorno alle 7 sono salita sul pullman di fronte a casa mia, nel rione di Su Pradu, per andare a scuola. Due fermate dopo, dove di solito saliva Gianluca, il pullman si è fermato. Ho visto trambusto, molti giovani agitati, alcune ragazze che conosco avevano le mani nei capelli, altri piangevano. Era già successo tutto. E in quel momento mi è stato detto che avevano sparato a Gianluca. Poi ho visto il lenzuolo bianco e ho capito». In quel momento, le lacrime hanno rigato il viso della ragazzina, che fino a quel punto era riuscita a tenere dentro il suo dolore. «Lui era lì sotto quel lenzuolo» ha continuato Eleonora con la voce rotta dalla commozione ma comunque risoluta, facendosi forza mentre incrociava lo sguardo con quello della mamma di Gianluca che, dietro i suoi avvocati, piangeva in silenzio e allo stesso tempo trasmetteva alla fidanzatina del figlio la forza per andare avanti nel racconto di quei ricordi drammatici. La giovanissima Eleonora, che ora ha appena 19 anni, ha dimostrato di aver assimilato il carattere forte delle donne della Barbagia. E come le donne di Orune, che conoscono il dolore più di ogni altra, ha continuato il suo racconto. «Gianluca non aveva mai avuto problemi con nessuno – ha insistito –. Era un buono. Di quel che era accaduto la sera del 13 dicembre 2014 nella sala da ballo di Orune non mi aveva detto niente. Sapevo che ero apprensiva e quindi ho saputo da altri, l’indomani, che il ragazzino di Nule che mi stava importunando gli aveva puntato la pistola in faccia. Paolo Pinna mi aveva disturbato pesantemente con parole e gesti – ha continuato Eleonora Pala –. A un certo punto, Gianluca e altri ragazzi erano intervenuti e così l’avevano portato fuori dal locale. Che Paolo Pinna fosse rientrato armato di pistola l’ho saputo da alcune amiche e poi anche da mio fratello, anche perché in paese non si parlava d’altro».

Prima di tornare alla sua vita di quasi ventenne, anche se con un fardello di dolore troppo grande per la sua età, Eleonora Pala ha dovuto superare anche l’ultima prova. L’ultima domanda del pubblico ministero che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio senza mai interromperla: «Eleonora, ha mai visto l’imputato Cubeddu?» Lei ha ascoltato la domanda e dopo un attimo di esitazione si è voltata per una frazione di secondo verso il banco degli avvocati, ha incrociato lo sguardo con quello imperturbabile, di Alberto Cubeddu e ha risposto: «no».

Il processo continuerà giovedì prossimo con altri testimoni dell’accusa. A Orune l’omertà è stata accantonata nel delitto Monni e chi ha visto qualcosa ha portato il suo contributo. Nel frattempo, Alberto Cubeddu, 22 anni, di Ozieri, accusato del delitto di Gianluca Monni e di Stefano Masala, 30 anni, di Nule, dovrebbe essere trasferito dal carcere di Bancali a quello di Badu ’e Carros a Nuoro.

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