La Nuova Sardegna

Sanità sarda, l’Ats meglio delle Asl: ha risparmiato 30 milioni

Sanità sarda, l’Ats meglio delle Asl: ha risparmiato 30 milioni

L’Azienda unica regionale della Sardegna chiuderà comunque in perdita il suo primo bilancio

17 settembre 2017
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CAGLIARI. Un piccolo passo in avanti c’è stato. Nel primo anno a pieno regime, l’Asl unica, meglio nota come Ats, risparmierà una trentina di milioni rispetto a quanto hanno speso in totale le vecchie otto aziende sanitarie nel 2016. È scritto nel bilancio di previsione per l’anno in corso, pubblicato e firmato dal direttore generale Fulvio Moirano. Anche se però, come in passato, i conti finali chiuderanno ancora in rosso: a dicembre il disavanzo dovrebbe essere di 208 milioni e 125mila euro contro i 242 milioni e poco più messi assieme un anno fa dal vecchio sistema.

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I miracoli, si sa, non sono roba per gli umani e anche chi è stato presentato come un fuoriclasse, Moirano e la sua squadra di tecnici, non poteva certo in soli dodici mesi riportare il bilancio in pareggio. Così, per quest’anno, bisogna accontentarsi del «piccolo passo in avanti», che comunque è in linea col piano di rientro approvato a suo tempo dalla Regione. Regione che tra l’altro avrebbe in corso una trattativa con il governo, per ottenere un mutuo straordinario dalla Cassa depositi e prestiti. Sarebbe destinato ad azzerare il debito di 300 milioni lasciato in eredità dalle otto Asl, comprese le perdite accumulate finora dal Brotzu e dalle due Aziende universitarie di Sassari e Cagliari, da somare a quello accumulato nell’anno in corso. Con il mutuo, in altre parole, la giunta vorrebbe permettere all’Ats di partire dal 2018 con i conti allineati fra ricavi e perdite, e quindi cominciare come se ripartisse da zero. Ma all’orizzonte c’è anche quest’altra possibilità: sollecitare, con maggiore insistenza, il governo perché liberi prima della prossima Finanziaria una parte degli accantonamenti – sono i milioni che lo Stato non trasferisce alla Sardegna e con cui ripiana il debito pubblico nazionale – e quindi aumentare il gettito delle entrate. Nel caso della sanità, dovrebbe servire a far crescere il tetto massimo delle assegnazioni – oggi sarebbe sottodimensionato – a favore dell’Ats e delle altre tre aziende autonome.

Il bilancio. Stando alla tabella dell’Azienda unica, quest’anno l’assegnazione lorda è stata di 2 miliardi e 720 milioni, mentre i ricavi complessivi a fine dicembre saranno intorno ai 2 miliardi e 947 milioni. Di contro le spese, quelle che i tecnici chiamano costi di produzione, dovrebbero fermarsi a 3 miliardi e 90 milioni. La differenze fra le due voci è di quasi 146 milioni, compresi gli interessi passivi, ma la perdita d’esercizio reale sarà di 208 milioni dopo il pagamento delle imposte regionali.

Primi risparmi. Dalla corposa delibera del direttore generale si capisce abbastanza bene quali sono le voci in cui l’Ats ha risparmiato. A parte la riorganizzazione interna, i tagli più evidenti sono stati sulla spesa farmaceutica: 14 milioni in meno. Con la Sardegna, secondo Federfarma, che da regione canaglia – aveva la spesa più alta d’Italia – è diventata abbastanza virtuosa. Ad esempio in quella convenzionata o territoriale è risalita di ben sei posizioni, era all’ultimo posto, e anche nell’acquisto dei farmaci destinati agli ospedali il risparmio è stato netto. Anche se poi l’Ats si è trovata sulle spalle la voce negativa dei cosiddetti farmaci innovativi (ad esempio per l’epatite C) che invece lo Stato rimborsa alle altre regioni. C’è stato un risparmio significativo anche sulle forniture nonostante la centrale unica per gli appalti non sia entrata a pieno regime. Solo dal 2018, stando alle previsioni, dovrebbero a essere più evidenti gli effetti degli acquisti centralizzati sul prezzo di siringhe, fiale e reagenti, comprati fino al 2016 dalle singole Asl e da ognuna con un dibverso listino prezzi. Anche sul costo del personale l’Ats ha risparmiato qualcosa, intorno ai 4 milioni e mezzo, con il passaggio da 15.830 a 15.578 dipendenti. C’è un ultimo dato: l’Azienda avrebbe potuto tagliare di più i costi, altri 48 milioni, se all’inizio dell’anno fosse partita la riorganizzazione dei posti letto, ma invece solo fra due settimane la nuova rete comincerà a essere discussa dal Consiglio regionale. (ua)
 

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