La Nuova Sardegna

La burocrazia blocca i veterinari: a rischio i controlli

di Antonello Palmas
La burocrazia blocca i veterinari: a rischio i controlli

Andrea Sarria, presidente dell’Ordine del nord Sardegna: «Professionisti alle prese con precariato e incertezza»

18 settembre 2017
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SASSARI. Si occupano della sanità animale negli allevamenti a 360 gradi, sono la garanzia per le produzioni agroalimentari sarda, settore considerato giustamente strategico per l’isola. Eppure per i tecnici dell’Aras (Associazione regionale allevatori della Sardegna), trecento tra veterinari, agronomi e analisti, la professione fa sempre il paio con l’incertezza e la precarietà, tra stipendi in ritardo, rinnovo della convenzione annuale, esclusione dalle competenze fondamentali, quelle della sanità animale. Una continua lotta con la burocrazia, che rappresenta un freno per un settore. A denunciare la situazione è il presidente dell’Ordine dei veterinari di Sassari, Andrea Sarria: «Questa associazione da 30 anni – spiega – svolge un fondamentale ruolo di affiancamento tecnico a supporto delle aziende zootecniche sarde, ma negli ultimi anni è calata l’attenzione per il loro ruolo». Il presidente dei veterinari sassaresi si chiede come sia possibile che questi professionisti oggi non abbiamo trovato ancora una stabilizzazione definitiva «nonostante la Regione finanzi la loro attività al 99 per cento e quindi di fatto consideri l’Aras come una sorta di proprio braccio tecnico attraverso l’agenzia Laore. Si era ipotizzato l’inglobamento in quest’ultima, proprio in considerazione del ruolo strategico che ricoprono, ma non si è più saputo nulla».

Spiega Lucio Sanna, veterinario Aras e coordinatore regionale delegati Flai-Cgil: «Questi lavoratori, tutti altamente specializzati e competenti, vivono una situazione paradossale: sono sottoutilizzati o relegati in un ruolo marginale e mortificati con continui ed inaccettabili ritardi nella erogazione degli stipendi. Non vengono coinvolti nella fase di elaborazione dei programmi di assistenza tecnica e dal 2015 vengono utilizzati quasi esclusivamente nell’ambito della misura sul benessere animale, in un’opera di formazione e informazione importante e che dispone di risorse dell’Ue. Ma niente lavoro sul campo: è stato inibito quello del controllo delle principali parassitosi e la profilassi delle patologie più ricorrenti (mastiti, aborti, gastroenterotossiemie), correzione di errori nutrizionali (programmi alimentari e analisi di colture e foraggi). Tutte attività che avevano favorito un netto miglioramento della qualità delle produzioni lattiero-casearie».

«La Basilicata, che non ha il nostro patrimonio zootecnico – sottolinea Sarria – ha chiesto all’Ue fondi anche per il controllo delle epizoozie, approfittando del fatto che l’Ue ha sgombrato il campo dal dubbio che possano esser considerati aiuti di Stato. La Sardegna in questo non è stata altrettanto pronta».

«Vogliamo essere fiduciosi – aggiunge Lucio Sanna – sul fatto che davvero che l’assessore aggricoltura Caria voglia dar seguito agli impegni presi a vari tavoli a cui ha partecipato affermando che è sua precisa intenzione quella di implementare e qualificare adeguatamente l’attività dei tecnici e del laboratorio Aras. Riteniamo infatti che una tale azione non possa prescindere dalla risoluzione delle problematiche relative al loro contratto di lavoro. I continui e non più accettabili ritardi nell’erogazione degli stipendi sono legati imprescindibilmente al fatto che le nuove norme di bilancio rallentano il flusso dei finanziamenti che l’Aras deve ricevere dall’ente regionale, e questo è un nodo che bisogna assolutamente sciogliere. L’amministrazione regionale deve, a nostro avviso, affrontare e risolvere definitivamente la questione della collocazione di questi lavoratori. Solo così sarà possibile ottenere un contingente di tecnici professionalmente specializzati al servizio della zootecnia sarda, motivati ed impegnati a sostenere il settore zootecnica isolano nella difficile situazione in cui versa attualmente».

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