La Nuova Sardegna

Sanità, l’ultimatum del Pds fa traballare la maggioranza

Sanità, l’ultimatum del Pds fa traballare la maggioranza

Tre le richieste del partito: «Se non saranno accolte, voteremo no alla riforma»

20 settembre 2017
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CAGLIARI. Non più con le carte coperte, sulla sanità che traballa e vive nell’attesa di una riorganizzazione degli ospedali sempre più in bilico, il Partito dei sardi ha scelto il confronto (o scontro?) in maggioranza senza rete. Con un documento pubblico, la direzione nazionale del Pds ha dato mandato ai suoi cinque consiglieri regionali, ma presto potrebbero diventare sei, di votare contro se non saranno accolte tre richieste di correzione. Dopo averle messe con forza sul tavolo della commissione sanità, insieme ad altre ma solo alcune sono state accolte, dopo averlo scritto che la nuova mappa com’è stata licenziata non può essere accettata e neanche discussa in aula, il Partito dei sardi ora ha dettato le condizioni per evitare lo strappo. Con una premessa, scritta nella prima pagina del documento, «le nostre richieste sono di sostanza e hanno come solo obiettivo quello di costruire un sistema sanitario equo, ben distribuito sul territorio, efficiente e che non dovrà generare altro debito. Dunque, è un obiettivo ben diverso da quello oggi dominate (il riferimento è al testo approvato dalla commissione e che da martedì dovrebbe essere discusso in aula) fondato invece su aree urbane sempre più privilegiate e sempre a discapito di periferie al contrario ancora più marginalizzate». Fatta questa premessa che di per sé è già una bomba ad alto potenziale, in sostanza vuol dire «finora avete sbagliato tutto o quasi tutto», ecco quali sono i punti imprescindibili per il Pds.

Le tre condizioni. La prima: i pronto soccorso dovranno funzionare realmente in tutti gli ospedali della nuova Rete, compresi in quelli più piccoli e periferici, con il «contestuale avvio di quella che sarà in futuro la gestione delle emergenze-urgenze da parte dell’Azienda Areus». Cioè – secondo il Pds – dovunque dovrà esserci la certezza di essere assistiti, medicati e curati. La seconda condizione: ogni territorio dovrà avere un suo ospedale di comunità, mentre – sempre stando al documento della direzione – «nell’ultima bozza ci sarebbero ancora diversi territori scoperti» e allo stesso tempo «dovranno essere definiti con esattezza (e anche di questo per il Pds non ci sarebbe traccia) i servizi che dovranno essere garantiti e attivati negli stessi ospedali di comunità». Ma è fra le righe di questo secondo punto che s’intuisce un altro attacco frontale alla giunta o meglio all’assessorato alla sanità: la gestione sbagliata del percorso della riforma. Perché – come detto più volte dal Pds – «è stato un clamoroso errore che si siano preoccupati e occupati prima della rete ospedaliera e non di quella territoriale (cioè della parte del sistema più a contatto con i cittadini) e soprattutto abbiano snobbato l’organizzazione della rete dell’emergenza-urgenza che invece doveva avere la priorità». Per chiudere infine il documento con la terza richiesta: «Equa, trasparente ed efficiente dovrà essere anche la distribuzione delle strutture complesse (sono i primariati negli ospedali) e se il riconoscimento del secondo livello è stato concesso in deroga ad alcune strutture deve poter essere esteso ad altre, perché altrimenti la deroga verrebbe vissuta solo come un privilegio». Privilegio che, senza scriverlo, per il Pds sarebbe stato concesso solo agli ospedali di San Gavino e Lanusei, ma non a quelli di Alghero, Ozieri e Tempio invece esclusi. In attesa anche di questa risposta, il Partito dei sardi appare sempre più deciso a non mollare la presa.

Gli effetti. Le previsioni su quanto accadrà oggi nel vertice di maggioranza, convocato con urgenza, sono quasi impossibili da immaginare. Sta di fatto che il Partito dei sardi più che essere salito sul colle dell’Aventino sembra essere a un passo dal saltare il fossato e passare dall’altra parte della barricata. In altre parole se anche il dibattito in aula dovesse essere rinviato, è la proposta in extremis del Pd, oppure addirittura il testo dovesse ritornare in commissione per essere riscritto, semmai dopo le proposte che domani arriveranno dai sindaci convocati in Consiglio regionale, comunque non è sicuro il voto a favore del Pds. Anzi, sembra di capire che potrebbe essere contrario se la maggioranza non dovesse accogliere almeno una buona parte delle tre raccomandazioni. E se ci fossero ancora dubbi sul mandato della direzione ai consiglieri, ecco cosa c’è scritto nell’ultima pagina del documento: «L’attuale proposta di rete ospedaliera dovrà essere modificata». Più chiaro di così c’è soltanto l’inizio di una crisi. Non solo di nervi ma politica (ua)

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