La Nuova Sardegna

Ati Ifras, operai ancora in piazza

di Paoletta Farina
Ati Ifras, operai ancora in piazza

Dubbi sul reinserimento: «Devono riassumere tutti». E prosegue la protesta

21 settembre 2017
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SASSARI. «Vogliamo l’assunzione immediata di tutti, da qui non ce ne andiamo, siamo stanchi delle prese in giro». Sono arrabbiati i lavoratori dell’Ati Ifras che dall’altro ieri sono in sit in a Cagliari davanti al palazzo della presidenza della Regione in viale Trento. Lunedì si era svolto un incontro del “Tavolo partenariale per l’attuazione del reimpiego dei lavoratori del Parco Geominerario dell’ex bacino Ati-Ifras”, presenti i sindacati Cgil Filcams, Cisl e Cisl Fisascat, Uil Tucs, Filc Fismic Confsal e Usb lavoro privato sotto il coordinamento dell’assessore regionale agli Affari generali Filippo Spanu. Ma la conclusione non ha soddisfatto i lavoratori che hanno trascorso la notte davanti alla presidenza e ieri mattina hanno continuato il presidio annunciato a oltranza. L’assessore Spanu ha voluto incontrare i manifestanti per spiegare che tutto è colpa dei tempi tecnici. «Basta con le belle parole – dice Andrea Canu, sindacalista Cisl – perché la vertenza va avanti da nove mesi senza che niente si smuova, dal giorno del licenziamento. Nel frattempo siamo in Naspi, con lo stipendio ridotto e senza che la Regione abbia sborsato un euro per l’integrazione del reddito promessa. Stiamo vivendo con 650 euro al mese, in attesa di un ricollocamento che non arriva mai». «I lavoratori sono stanchi di aspettare – aggiunge Pierfranco Piredda, della Cisl Fisascat – e la protesta decisa con il sindacato vuole dare un’accelerazione alla conclusione della vertenza. Un nuovo incontro del tavolo partenariale è previsto per l’11 ottobre, la Regione ha fissato una nuova serie di scadenze per l’assunzione di parte del personale Ati Ifras, ma qui si tratta di risolvere la situazione di cinquecento persone». Sono un piccolo esercito i lavoratori impiegati nei parchi regionali tra cui quello Geominerario, che è patrimonio dell’Unesco, dell’Asinara e di Porto Conte, e in aree archeologiche, per servizi di custodia, tutela e manutenzione degli immobili, taglio dell’erba e degli alberi, e di guida turistica. L’Ati Ifras, in convenzione con la Regione, svolgeva attività in 89 Comuni. Dopo gli ultimi quattro anni di rinnovo della convenzione, l’assessore al Lavoro, Virginia Mura, aveva deciso, nel rispetto delle gare d’appalto, di bandirne una internazionale. Per non fermare i cantieri, lo scorso novembre, una leggina del consiglio regionale proroga di un anno la convenzione alla Ati-Infras, ma poi viene bloccata dal direttore generale dell’assessorato al Lavoro perché non corretta giuridicamente. Il primo firmatario, Pietro Cocco, la ripropone prevedendo nel testo la cassa integrazione per due mesi e poi il passaggio ad Igea (la società in house della Regione) e agli enti locali per tutti i lavoratori. Ma il tempo è passato è niente è andato secondo gli impegni, denunciano i sindacati. Eppure i soldi non mancano, afferma la Cisl Fisascat, considerato che le attività erano finanziate con fondi europei per 26,5 milioni di euro per il 2017. «Che fine hanno fatto quei fondi?», chiedono i lavoratori. Nel corso dell’incontro di lunedì è stato fissato il passaggio di 57 lavoratori all’Igea entro il 10 ottobre, e poi degli altri lavoratori. Ma loro non si fidano più.

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