La Nuova Sardegna

due giorni di dibattito a bonarcado 

«No alla nuova legge sulla limba» Gli esperti: «Andiamo avanti così»

di Luciano Piras
«No alla nuova legge sulla limba» Gli esperti: «Andiamo avanti così»

BONARCADO. «Siamo al paradosso: vogliono cancellare vent’’anni di lavoro ben sapendo che stiamo vivendo una situazione che è in ritardo da secoli». Giuseppe Corongiu, già direttore de s’Ufìtziu de sa...

25 settembre 2017
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BONARCADO. «Siamo al paradosso: vogliono cancellare vent’’anni di lavoro ben sapendo che stiamo vivendo una situazione che è in ritardo da secoli». Giuseppe Corongiu, già direttore de s’Ufìtziu de sa limba regionale e animatore del Coordinamentu pro su sardu ufitziale (Csu), non si capacita. È a Bonarcado davanti a una platea di 300 persone arrivate per la quarta edizione della “Festa de sa limba ufitziale”. Lui e l’intera assemblea, all’unanimità, bocciano in tronco la nuova legge proposta dalla Seconda commissione del consiglio regionale «che vorrebbe limitare il ruolo del sardo ufficiale tornando a un sistema incardinato sui dialetti-variante e negando di fatto l’esistenza del sardo come lingua unitaria». «Un testo di legge – sottolinea Corongiu – che cancella l’esperienza della Lsc». La Limba sarda comuna adottata nel 2006 sulla base della evoluzione della Lsu, sa Limba sarda unificada, sperimentata dal 2001. «Prima ci sono voluti trent’anni per arrivare a ottenere questo risultato, ora con un colpo di spugna la Regione vuole cancellare tutto e ripartire da zero» spiega. «Il testo di legge, infatti, prevede che la giunta dia incarico a una commissione di esperti che porti una nuova proposta e intanto sospende la Lsc. A che scopo? Potrebbe ratificarla comunque e intervenire, questo sì, per migliorarla».

«Dobbiamo vincere la tentazione di tornare indietro rispetto al percorso iniziato anni fa con l’Lsc – ha scritto qualche settimana fa l’ex presidente della Regione Renato Soru su Fb – per stabilire, finalmente anche per legge, un codice linguistico per il sardo scritto». «Credo in particolare che sia giusto adottare una sola norma scritta di riferimento per gli atti della Regione – ribadisce Luigi Lotto, consigliere regionale del Pd, lo stesso partito di Gavino Manca, presidente della Seconda commissione regionale. «Ogni tentativo di derogare da questo concetto ci farebbe fare passi indietro, la sperimentazione degli ultimi 10 anni non va assolutamente dispersa. Mi auguro peraltro che il variegato mondo interessato alle prospettive della lingua sarda sappia trovare, su questo tema, la necessaria unità e trasferire il suo valore al consiglio regionale». Bonarcado l’unità l’ha trovata con il «no» corale alla nuova legge per la lingua sarda. No chiaro e secco: da Gonàrio Carta a Roberto Carta, da Giuseppe Corronca a Bovore Mele, da Manuela Ennas a Martino Faedda e Paolo Mugoni, da Anthony Muroni, da Nicola Merche, a Pietro Solinas, Sarvadore Serra, Frantziscu Casula, Gianni Garbati, e Sandro Dessì. «La battaglia per la lingua e quella per il paesaggio sono la stessa cosa» ha detto Maria Antonietta Mongiu, ex assessore regionale all’Istruzione. Aperti dal padrone di casa, il sindaco Franco Pinna, i lavori di Bonarcado (due giorni in cui sono stati affrontati temi che vanno dalla questione femminile all’editoria in sardo) sono stati chiusi con l’approvazione di un documento finale e con un ordine del giorno per esprimere la solidarietà dei sardi ai catalani (nel Montiferru era presente il rappresentante del governo catalano Joan Elies Adell).

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