La Nuova Sardegna

Sassari, accoltellò la moglie alla schiena: condannato a 4 anni e 4 mesi

di Luca Fiori
Sassari, accoltellò la moglie alla schiena: condannato a 4 anni e 4 mesi

Dopo avere conficcato la lama tra le scapole della donna era scappato. Sconterà la condanna nel carcere di Bancali dove è stato rinchiuso dopo la cattura

29 settembre 2017
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SASSARI. Aveva sorpreso la moglie alle spalle all’ora di pranzo e prima che la donna potesse voltarsi le aveva conficcato un coltello da cucina nella schiena. La lama - rimasta incastrata tra le scapole - era stata estratta dai medici del pronto soccorso di Sassari, dove la donna era arrivata a bordo di un’ambulanza del 118 che lei stessa aveva chiamato in preda al dolore.

A marzo dello scorso anno Cristina Mazzaglia, pensionata di 70 anni, solo per una miracolosa coincidenza non era finita nel lungo elenco delle vittime di femminicidio tra le mura domestiche. Suo marito Angelo Muroni, 64 anni, sottufficiale in pensione della marina militare, aveva deciso di risolvere in quel modo l’ennesima discussione nata con la consorte davanti ai fornelli.

Ieri mattina, dopo oltre due ore di camera di consiglio, i giudici della corte d’appello di Sassari gli hanno inflitto una condanna di quattro anni e quattro mesi di reclusione che l’uomo sta già scontando nel carcere di Bancali, dove si trova dal giorno dell’arresto.

Durante il processo di primo grado il pubblico ministero Carlo Scalas aveva chiesto per il sottufficiale in pensione una condanna a dieci anni di carcere, ma il giudice dell’udienza preliminare Carmela Rita Serra gli aveva inflitto la stessa pena che hanno confermato ieri i giudici di secondo grado. L’uomo, difeso dagli avvocati Umberto Carboni e Marco Bianchina, in seguito a una perizia psichiatrica disposta dal giudice era risultato capace di intendere e di volere, nonostante una settimana di follia che pochi giorni prima del tentato omicidio lo aveva visto protagonista di una singolare protesta davanti al palazzo di giustizia di via Roma.

Esasperato da tempo a causa delle lentezze burocratiche relative alla sua pratica per l’affidamento a un amministratore di sostegno che lo avevano lasciato senza un soldo, Angelo Muroni aveva fermato la sua auto in mezzo alla strada davanti al tribunale di Sassari e poi si era allontanato, paralizzando il traffico. In lacrime aveva spiegato agli agenti della polizia locale il motivo della sua disperazione, poi era tornato a casa.

Una settimana dopo aveva scaricato tutta la sua rabbia nei confronti della moglie al termine dell’ennesima lite. Poi era corso via dall’appartamento, aveva preso la macchina e si era allontanato dalla palazzina di viale Umberto in cui la coppia viveva da una vita. Erano stati gli uomini della squadra mobile a rintracciarlo dopo un’ora di ricerche per tutta la città nel posteggio dei camper di via Parodi, nel quartiere di Luna e Sole e ad accompagnarlo in questura. Per riuscire a convincerlo alla resa, un’operatrice del 113 lo aveva chiamato al cellulare durante la fuga e dopo averlo tranquillizzato era riuscita a convincerlo a fermarsi e a consegnarsi agli uomini della Sezione omicidi. In questura l’uomo era crollato e dopo un racconto confuso dell’accaduto era stato accompagnato nel carcere di Bancali.

La moglie aveva riportato una lesione vertebrale e aveva lasciato la palazzina di viale Umberto sulle sue gambe ma con il coltello da cucina ancora conficcato nella schiena. I medici del 118 le avevano avvolto un lenzuolo intorno al corpo e l’avevano aiutata a salire in ambulanza, davanti agli sguardi sbigottiti dei vicini di casa.

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