La Nuova Sardegna

Riscaldamento globale, la mappa delle coste sarde a rischio inondazione

di Alessandro Pirina
Riscaldamento globale, la mappa delle coste sarde a rischio inondazione

Nell’isola sono sono otto le zone che entro il 2100 potrebbero finire sott’acqua. Da Stintino a Orosei: il livello del mare si alza, allarme per spiagge e stagni

01 ottobre 2017
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SASSARI. L’isola rischia di finire sott’acqua. Otto zone della Sardegna potrebbero essere sommerse a causa dei cambiamenti climatici. Uno studio prevede che entro il 2100 il livello del mare si potrebbe alzare fino a quasi un metro e mezzo. E non sarebbero pochi gli stagni e le spiagge che entrerebbero a fare parte del mondo sommerso. Trentatrè punti in tutta Italia, e di questi ben otto si trovano lungo le coste sarde. Dallo stagno di Pilo a Stintino alla foce del Coghinas a Valledoria, dal litorale di Oristano a Porto Pino nel Sulcis, fino al Poetto di Cagliari. Tre le aree a rischio sulla costa orientale ci sono anche Orosei, Tortolì e la zona di Muravera. Fra ottanta anni, dunque, la Sardegna potrebbe perdere alcuni dei suoi gioielli più pregiati. L’inedito studio sulla fascia costiera italiana è stato presentato a Taranto. «Nel nostro Paese ci sono almeno 33 aree esposte a particolare rischio di sommersione – ha detto Giuseppe Mastronuzzi, geomorfologo dell'Università di Bari, coordinatore del gruppo di ricerca sulla morfodinamica delle coste istituito dall'associazione Italiana dei Geomorfologi-Aigeo – perché il gioco contemporaneo delle terre che si muovono e del livello del mare che si solleva può determinare l'inondazione di quelle aree».

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Isola sommersa. La parte d’Italia più a rischio è la Sardegna. Un quarto delle zone interessate dal fenomeno si trova nell’isola, che ha i valori più alti di tutta Italia. Aree che già si trovano sotto il livello del mare, ma che entro pochi lustri potrebbero finire definitivamente sott’acqua. Da questa possibile Atlantide sarda è esclusa solo la Gallura: il nordest dell’isola, in base a questo studio, sembra essere il più resistente alle mareggiate.

Scenari possibili. Dalla ricerca emerge che le otto aree più esposte entro il 2100 saranno sicuramente sommerse. Quello che resta da capire è quanto il livello del mare si alzerà. Lo scenario migliore parla di massimo 23 centimetri, ma ce n’è un altro che non esclude che spiagge, stagni o interi litorali possano finire anche sotto un metro e mezzo d’acqua entro 80 anni.

Le aree più a rischio. Nel nord dell’isola sono due le zone che potrebbero venire spazzate via dalle mareggiate. Lo stagno di Pilo, tra Porto Torres e Stintino, che si affaccia sul golfo dell’Asinara, oscilla tra un minimo di 237 millimetri e un massimo di 1.4457. La stessa forbice della foce del Coghinas, nel territorio di Valledoria. Lungo la costa occidentale c’è tutto il litorale di Oristano, da Putzu Idu fino ad Arborea, compresa la spiaggia di Torregrande. Sulla costa orientale le zone più in pericolo sono le spiagge del golfo di Orosei, come S’ena e sa chitta a Capo Comino, nel territorio di Siniscola. Più a sud la costa di Tortolì presenta gli stessi rischi, come anche il litorale tra Colostrai-Flumendosa-Murtas, tra Muravera e Costarei. Nel sud dell’isola sono le due le aree che rischiano di finire sott’acqua. C’è la spiaggia di Porto Pino Palmas, nel Sulcis, ma soprattutto il litorale di Cagliari, con il Poetto che fra ottant’anni potrebbe diventare solo un ricordo.

Il resto d’Italia. Tra i 33 punti più a rischio c’è quasi tutta la costa toscana, dalla Versilia a Piombino e Follonica, fino a Grosseto. In Lazio la foce del Tevere e la Pianura pontina, ma la zona che presenta più rischi di tutti è il Delta del Po, tra Veneto e Friuli, compresa la Laguna di Venezia. Qui il pericolo sommersione oscilla tra i 315 millimetri e il metro e mezzo abbondante.

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