La Nuova Sardegna

Scanu attacca sulle servitù «Presi in giro dalla Difesa»

di Luca Rojch
Scanu attacca sulle servitù «Presi in giro dalla Difesa»

Il presidente della commissione per i danni da uranio chiede una mobilitazione: «Dovevano eliminare i poligoni e bonificare, ma dal 2013 è tutto fermo»

06 ottobre 2017
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SASSARI. Mette nel mirino la Difesa e spara a zero sui poligoni. Il deputato del Pd Gian Piero Scanu rilancia la vertenza sulle servitù militari, e lo fa senza paura di puntare il dito contro i responsabili di un ritardo non più accettabile, per il parlamentare. «Nel 2013 fu approvata dal governo la decisione dela commissione di una chiusura dei poligoni di Capo Teulada e di Capo Frasca e un ridimensionamento con un nuovo ruolo per il poligono di Quirra – spiega il presidente della commissione sui danni da uranio –. Erano stati stanziati anche 25 milioni di euro per le bonifiche. Da allora nulla è stato fatto. Ora si deve cambiare rotta e non si deve avere paura di parlare del ministero. In questi anni la Difesa ha creato solo banchi di nebbia. Ha fatto finta di collaborare, di ascoltare. ma nulla è mutato. Credo sia maturo il tempo perché si affronti in modo risolutivo la questione».

Monopolio. La Sardegna è la regione più militarizzata d’Europa. Da sola ospita 35mila ettari di servitù militari, il 61 per cento di tutte quelle che ci sono in Italia. Le altre regioni si dividono l’8 per cento delle servitù, il resto è nel Friuli.

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La Regione. Il governatore Francesco Pigliaru ha fatto della battaglia sulle servitù uno dei suoi punti cardine. «È vero, so che ne ha parlato anche col presidente Sergio Mattarella e più volte ha richiamato i premier, da Renzi a Gentiloni, a onorare l’impegno – continua Scanu –. Sia Pigliaru, sia il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau hanno detto che sui poligoni si deve intervenire. Non si può tornare indietro da un ridimensionamento delle servitù in Sardegna. Ma credo serva un ulteriore passo». Scanu lancia un appello. «La giunta e il consiglio devono pronunciarsi in modo solenne e univoco sulla necessità di affrontare la questione delle servitù. Con la chiusura delle basi di Capo Frasca e Teulada e con la rifunzionalizzazione del poligono di Quirra.

I Comuni. Scanu parla anche del rapporto con i Comuni. «Sono convinto che sia indispensabile un dialogo a tutti i livelli tra parlamentari, regione e comuni. L’Anci deve essere un naturale interlocutore. E non solo perché i comuni che sopportano le servitù devono essere ristorati del danno, cosa che non avviene. Lo Stato nega a quei centri anche i ridicoli risarcimenti che ha stabilito. Ma sono convinto che serva il pronunciamento di tutti i 377 Comuni della Sardegna. Tutti i consigli devono deliberare una richiesta netta con lo stop alle servitù».

La trilogia. In tutti questi anni davanti a chi chiedeva un ridimensionamento delle servitù si è sempre opposto il fatto che i poligoni creano posti di lavoro. «Si deve scardinare la trilogia “salute ambiente lavoro” – continua Scanu –. Mi spiego meglio. In nome del lavoro non si può rinunciare alla salute, né devastare l’ambiente. Credo che questi tre aspetti debbano procedere insieme. Non ci può essere un atteggiamento che privilegia il lavoro anche a discapito della dignità di un popolo e del suo diritto alla salute. Né si possono cedere parti pregiate del territorio in nome di una busta paga. E dico questo in riferimento non solo ai poligoni, ma anche ad alcune nefaste realtà industriali che dal Dopoguerra per un pugno di posti di lavoro ha avvelenato la Sardegna. Si deve guardare oltre e capire che difendere il nostro territorio significa anche creare posti di lavoro. Pensate solo alle possibilità offerte dalle bonifiche».

Tempus fugit. «Non si deve pedere questa occasione storica – conclude Scanu –. La legislatura è al tramonto, lasciarla sfuggire significa rimandare ancora la questione servitù. Significa condannare la Sardegna. Sarebbe bello se ci fosse un sussulto di tutti i sardi. Si deve impengare subito questo govenro. Interrompere la melina del ministero della Difesa che da 60 anni ha contribuito a peggiorare le cose in Sardegna».
 

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