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Meno morti sul lavoro ma crescono gli incidenti
In Sardegna ci sono state 10 vittime nel 2017, trend in calo rispetto al 2016 Ganga, Cisl: «Serve più rispetto per la vita. Dobbiamo fermare questa strage»
09 ottobre 2017
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CAGLIARI. Caduta dall’alto, schiacciamento da veicolo, folgorazione. Sono le cause principali degli incidenti sul lavoro in Sardegna. Tragedie che si ripetono nonostante gli appelli a intervenire delle più alte cariche dello Stato e dei rappresentanti dei sindacati come Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, che ieri, in occasione della Giornata per le vittime di infortuni sul lavoro che si è celebrata a Cagliari, ha sottolineato «come serva più rispetto per la salute e la vita. Dobbiamo fermare questa strage infinita».
L’ultima vittima, in Sardegna, risale a poco meno di un mese fa. A Portoscuso, nello stabilimento di Portovesme, ha perso la vita un operaio romeno di 39 anni rimasto schiacciato tra una cisterna e un muretto.
Dai dati dell’Anmil (l’associazione per le vittime sugli infortuni sul lavoro) emerge che la situazione per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro resta allarmante: nei primi otto mesi del 2017 ci sono stati in Italia 591 decessi, in aumento del 5% rispetto allo scorso anno. Una strage molto spesso provocata dalla mancanza o dal non rispetto delle misure di sicurezza. «E parliamo di carenza di sicurezza proprio nei luoghi di lavoro più rischiosi – ha detto il presidente dell’Anmil Franco Bettoni, nel corso della tavola rotonda – Lo slogan scelto per celebrare la Giornata per le vittime di infortuni sul lavoro 2017 è “Cambiamo la storia”: bisogna partire dal completamento del Testo unico sulla sicurezza».
I settori dove avvengono più incidenti mortali sono l’agricoltura e l’edilizia: nel primo caso il fattore di rischio più frequente è il ribaltamento del trattore, nel secondo la caduta dall’alto. Come ha sottolineato Ignazio Ganga, segretario regionale della Cisl, «l’agricoltura è il settore più rischioso, soprattutto in Sardegna dove si registra il 13% del complesso degli infortuni». La situazione nell’isola resta preoccupante, nonostante un calo dei decessi nel 2017: 10 le vittime sul lavoro nei primi dieci mesi dell’anno, tre in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sul fronte degli infortuni si registra invece un più 5,3% con una media di incremento più alta di quella nazionale. «Oggi è una giornata importante – ha detto l’assessore al Lavoro Virginia Mura – È l’occasione per richiamare tutti alle proprie responsabilità».
Il maggior numero di morti si è registrato in provincia di Cagliari: 4 vittime da gennaio a ottobre, come nel 2016. A Nuoro, invece, c’è stata una sola vittima, come in provincia di Oristano, dove però è cresciuto il numero di incidenti.
Nessun decesso nel 2017 nel nord Sardegna (l’anno scorso c’erano state due vittime), mentre crescono del 22% le malattie professionali. Come ha ricordato Ignazio Ganga «quello delle malattie professionali è un fenomeno preoccupante in Sardegna, visto che nel 2017 il numero di denunce ha superato quello della Lombardia, con 3.074 casi». «Se si vuole combattere il triste fenomeno delle morti e degli infortuni sul lavoro – ha concluso il segretario regionale della Cisl – bisogna mettere in piedi un sistema di prevenzione e di controllo. E bisogna farlo subito». (g.z.)
L’ultima vittima, in Sardegna, risale a poco meno di un mese fa. A Portoscuso, nello stabilimento di Portovesme, ha perso la vita un operaio romeno di 39 anni rimasto schiacciato tra una cisterna e un muretto.
Dai dati dell’Anmil (l’associazione per le vittime sugli infortuni sul lavoro) emerge che la situazione per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro resta allarmante: nei primi otto mesi del 2017 ci sono stati in Italia 591 decessi, in aumento del 5% rispetto allo scorso anno. Una strage molto spesso provocata dalla mancanza o dal non rispetto delle misure di sicurezza. «E parliamo di carenza di sicurezza proprio nei luoghi di lavoro più rischiosi – ha detto il presidente dell’Anmil Franco Bettoni, nel corso della tavola rotonda – Lo slogan scelto per celebrare la Giornata per le vittime di infortuni sul lavoro 2017 è “Cambiamo la storia”: bisogna partire dal completamento del Testo unico sulla sicurezza».
I settori dove avvengono più incidenti mortali sono l’agricoltura e l’edilizia: nel primo caso il fattore di rischio più frequente è il ribaltamento del trattore, nel secondo la caduta dall’alto. Come ha sottolineato Ignazio Ganga, segretario regionale della Cisl, «l’agricoltura è il settore più rischioso, soprattutto in Sardegna dove si registra il 13% del complesso degli infortuni». La situazione nell’isola resta preoccupante, nonostante un calo dei decessi nel 2017: 10 le vittime sul lavoro nei primi dieci mesi dell’anno, tre in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sul fronte degli infortuni si registra invece un più 5,3% con una media di incremento più alta di quella nazionale. «Oggi è una giornata importante – ha detto l’assessore al Lavoro Virginia Mura – È l’occasione per richiamare tutti alle proprie responsabilità».
Il maggior numero di morti si è registrato in provincia di Cagliari: 4 vittime da gennaio a ottobre, come nel 2016. A Nuoro, invece, c’è stata una sola vittima, come in provincia di Oristano, dove però è cresciuto il numero di incidenti.
Nessun decesso nel 2017 nel nord Sardegna (l’anno scorso c’erano state due vittime), mentre crescono del 22% le malattie professionali. Come ha ricordato Ignazio Ganga «quello delle malattie professionali è un fenomeno preoccupante in Sardegna, visto che nel 2017 il numero di denunce ha superato quello della Lombardia, con 3.074 casi». «Se si vuole combattere il triste fenomeno delle morti e degli infortuni sul lavoro – ha concluso il segretario regionale della Cisl – bisogna mettere in piedi un sistema di prevenzione e di controllo. E bisogna farlo subito». (g.z.)