La Nuova Sardegna

In tenda in cima al Duomo i disperati dell’ex Ati Ifras

di Vincenzo Garofalo
In tenda in cima al Duomo i disperati dell’ex Ati Ifras

I 5 ex lavoratori del parco geominerario: «Non scendiamo senza un contratto»

10 ottobre 2017
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SASSARI. Tore, Marco, Gianfranco, Salvatore, Graziano. Sono i nomi dei cinque uomini disoccupati, ex lavoratori Ati Ifras nel parco geominerario della Sardegna, che ieri mattina hanno raccolto rabbia e disperazione, e le hanno scagliate su per la lunga e ripida scala a chiocciola che porta sul tetto del duomo di Sassari. Lì hanno piazzato una tenda da campeggio sul lastricato e hanno steso uno striscione sulla cupola, con scritto provocatoriamente «Parco Geominerario, Sviluppo, Turismo, Lavoro».

Un lavoro che per loro e per altri cinquecento colleghi in tutta la Sardegna manca dal 1° gennaio di quest’anno. «La Regione aveva promesso che ci avrebbero trovato una ricollocazione al lavoro in enti e istituzioni pubbliche a partire dal 1° marzo», raccontano con la delusione negli occhi. «Promesse, poi più niente». Per sei mesi hanno atteso, pazienti, se non proprio un lavoro, almeno un segnale di speranza dalla Regione.

Ieri hanno deciso che il tempo delle braccia conserte fosse finito. «A Cagliari i nostri colleghi stanno presidiando il palazzo della Regione da settimane. Noi qui, abbiamo deciso di unirci a loro, di dire la nostra. E sarebbe bello se in ognuno degli ottanta comuni che fanno parte del parco geominerario, altri lavoratori come noi, in attesa di un contratto, facessero la stessa cosa. Dobbiamo rompere questo silenzio. La Regione deve mantenere i patti», dicono Tore Muscas, delegato UilTucs, e Marco Dore, della Cisl Fisascat.

«Prima eravamo ex Italcementi, poi siamo diventati ex Ati Ifras, ora cosa siamo? Siamo assistiti Naspi, ma l’indennità di disoccupazione è sempre più bassa», racconta Muscas allargando le braccia, avvilito ma non arreso; «non possiamo andare avanti così, ormai siamo arrivati alla soglia di povertà». I compagni gli stanno attorno uniti, in un’amicizia cementificata dalla disperazione e dalla lotta. Una lotta determinata: «Resteremo qua fino a quando la Regione non ci darà delle risposte certe», dice Marco Dore, «mercoledì (domani, ndc) ci dovrebbe essere un vertice a Cagliari, e lì dovrebbero decidere se ricollocarci al lavoro nell’arco di un tempo breve, come ci avevano promesso mesi fa».

Mentre loro spiegano le ragioni che li hanno spinti a occupare la cima della cattedrale di San Nicola, sotto, nella piazza, arrivano gli agenti della polizia locale, della Digos, i vigili del fuoco. Nessuno ha intenzione di muovere un dito contro quei cinque uomini che reclamano un diritto sancito dalla Costituzione, il diritto al lavoro. La presenza delle forze dell’ordine è un obbligo, una prassi per evitare che la situazione peggiori. I cinque sul tetto non desistono, e in serata sono raggiunti dai rinforzi. Altri dieci colleghi arrivano sulla vetta dell’edificio religioso a dargli man forte. In quindici si alterneranno in cima alla cattedrale. Passeranno lì la notte, aspetteranno che in mattinata arrivino buone notizie da Cagliari.

Aspetteranno un contratto di lavoro. Senza quello dal duomo non si scende: «Non accettiamo più promesse. Non crediamo più alle parole. Vogliamo atti concreti» ribadiscono mostrando una determinazione che appare difficilmente scalfibile. Il loro gesto almeno fino a ieri è sembrato passare inosservato nelle varie stanze dei bottoni. Nessun rappresentante istituzionale, nessun politico ha fatto capolino in piazza Duomo, nemmeno per palesare un minimo di solidarietà con la protesta degli ex Ati Ifras. Ma per loro va bene così: «Se vengono qua per farsi pubblicità, certi elementi è meglio che non si facciano vedere. Che vengano qua a dirci che tutto è risolto, che saremo ricollocati al lavoro. Solo questo vogliamo sentire».

A Cagliari esultano. La presa di posizione dei sassaresi fa esultare i colleghi ex dipendenti del Parco Geominerario della Sardegna, che da settimane premono sulla Regione per ottenere il promesso ricollocamento in altri siti o enti. Dal 18 settembre un gruppo di ex lavoratori Ati Ifras è in presidio permanente davanti al palazzo della Regione, in viale Trento a Cagliari. Un sit-in a oltranza con turni anche di notte di 10 persone, una mobilitazione che di giorno richiama altri 50-60 operai e una solidarietà continua: gli ex colleghi portano da casa cibi cotti e altri generi di conforto. Il clima è teso, seppure ci siano state garanzie da parte della Giunta. Il 18 settembre è stato il giorno dell'ultima riunione tra Regione e sindacati, la prossima è fissata per domani. «Le procedure vanno avanti ma in maniera molto lenta – dice Cristiano Ardau della Uil –. I tempi della burocrazia, come avevamo già detto, sono biblici, mentre i lavoratori già oggi devono mettere insieme un pranzo e una cena con il contributo Naspi che si assottiglia sempre, oggi parliamo di circa 600 euro. C'è una preoccupazione fortissima tra i lavoratori ma non molleranno finché la Regione non manterrà fede agli impegni».



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