La Nuova Sardegna

«Virus, funghi, un’annata disastro»

«Virus, funghi, un’annata disastro»

Luisa Dedola, di Olmedo: «Nel Nordovest alcune varietà sono quasi sparite»

11 ottobre 2017
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OLMEDO. Se anche l’organizzatissimo e meraviglioso mondo della api, viene messo in crisi dai cambiamenti climatici, c’è davvero da preoccuparsi. Si tratta infatti di una macchina sì perfetta, ma delicatissima e capace di entrare in crisi a causa del clima. «La mia produzione di miele di quest’anno si attesta intorno a un terzo rispetto a quella del 2016 – dice Luisa Dedola, che conduce una piccola ma apprezzata azienda del settore apicolo nella zona di Olmedo –, tanto se si considera che già la stagione precedente aveva fatto segnare un calo del cinquanta per cento».

Non bastavano gli altri problemi: «Si deve combattere con Varroa, virus, funghi – dice Luisa –. Soprattutto qui nel nordovest della Sardegna la mancanza di piogge ha ridotto di molto il raccolto. Ma la siccità è stata preceduta, per quanto riguarda alcune varietà, dai danni prodotti dalle gelate tardive: c’era una fioritura notevole di asfodelo e il ghiaccio ha bruciato tutto, così come è avvenuto per il cardo. Poi è arrivata la siccità. L’eucalipto si è parzialmente salvato, perché si parla di grosse piante che hanno la possibilità di affondare le radici e recuperare acqua. Per quanto riguarda il millefiori, non c’è quasi nulla».

Spiega Luisa: «Qua non piove quasi mai e questi sono i risultati. Qualche acquazzone in settembre c’era sempre stato, quest’anno ben poco. Certo, quello di qualche giorno fa ha rappresentato una boccata d’ossigeno, ma non è sufficiente. All’arnia non deve mai mancare il nutrimento, la provvista di miele deve essere sempre a disposizione. E quest’anno in molti casi ce n’era così poca che ho preferito lasciarla alle api, ho valutato che non fosse il caso di nutrirle con acqua zuccherata».

In primavera ed estate – spiega l’apicultrice– le api hanno una vita media di 40 giorni, in inverno durano di più, circa sei mesi. «La regina produce in continuazione nuovi individui, ma se i sono problemi climatici e le operaie non riescono a nutrirla, nascono meno api. Ci deve essere un continuo raccolto di nettare per nutrire le arnie, ed è proprio questo che non sta avvenendo. Da qui il calo di produzione».

È un momentaccio per il miele sardo, prodotto tra i più apprezzati e che anche quest’anno si è distinto vincendo il premio Goccia d’oro in ben tre categorie: eucalipto, cardo e asfodelo, con altrettante aziende del sud. «Il segreto dell’isola? I terreni sardi non hanno inquinamento e spesso (come nel mio caso) le api attingono da macchia mediterranea lontana dalle strade, o da pascoli bradi nei quali non si usano pesticidi». (a.palm.)



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