La Nuova Sardegna

ROMANGIA/GIUSEPPE BROZZU 

«Ho creduto nel biologico e non me ne sono pentito»

«Ho creduto nel biologico e non me ne sono pentito»

SORSO. Giuseppe Brozzu, dell’omonima azienda agro-biologica di Castelsardo con oliveti nei Comuni di Sorso e Sennori, può sorridere: il periodo della raccolta è in anticipo di due settimane per le...

15 ottobre 2017
2 MINUTI DI LETTURA





SORSO. Giuseppe Brozzu, dell’omonima azienda agro-biologica di Castelsardo con oliveti nei Comuni di Sorso e Sennori, può sorridere: il periodo della raccolta è in anticipo di due settimane per le varietà precoci, Nera di Gonnos e Nera di Oliena. «La maggior parte delle mie piante però sono Bosana e Semidana. Le olive sono sane, sotto il profilo della qualità è un’annata straordinaria, noi già facevamo bene prima ma quest’anno ci ritroviamo un’oliva perfetta. Certo, a causa della siccità ci sarà un contenuto maggiore di polifenoli, che renderanno l’olio un po’ più amaro, ma ci faranno un gran bene alla salute, per chi lo usa regolarmente. Dopo una stagione pessima, con due tempeste di tipo tropicale, piogge violente e grandine, potremo accontentare i clienti, se non accadono eventi meteo sfavorevoli». In particolare per un’azienda come la sua, l’assenza della mosca olearia nel 2017 è una gran cosa. Ma aver sposato la fede “bio” è stata una scelta azzeccata? «Occorre seguire un protocollo che prevede il non utilizzo di concimi chimici o pesticidi. Siamo controllati sul suo rispetto da organismi appositi. Per la lotta alla mosca sono previsti prodotti specifici che non entrano nel ciclo biologico della pianta. Abbiamo seguito questa idea sin dal 2002, quando abbiamo cominciato: 4-5 anni dopo, con la prima raccolta, siamo stati certificati subito come azienda “bio”. Ci è sembrata l’unica strada per avere un mercato di riferimento preciso, e l’idea è stata vincente: sempre più gente vuole un prodotto del genere, noi proponiamo l’olio Meliddu. E i controlli sono tali da assicurare al cliente la tipicità della produzione, non vuole che siano mescolati o confusi tipi molto differenti. E c’è un buon mercato». Il nordovest della Sardegna è ideale per questo genere di scelte: «È un territorio vocato, in grado di esprimere grande qualità – dice Brozzu – ed enti come Laore, che ci sostengono e fanno monitoraggio, ci fanno capire come la conoscenza possa migliora le produzioni. Noi ci mettiamo il nostro, il fatto che non ci sia più il petrolchimico rende l’ambiente ideale. E anche le piante antiche sono un patrimonio da non trascurare, un errore grandissimo che molti hanno fatto». (a.palm.)

In Primo Piano
La mappa

Sardegna 15esima tra le regioni per reddito imponibile, Cagliari la città “più ricca”

Le nostre iniziative