La Nuova Sardegna

Lo scrittore Fabio Geda perde il portafogli, immigrata fa 300 chilometri per riconsegnarglielo

Lo scrittore Fabio Geda perde il portafogli, immigrata fa 300 chilometri per riconsegnarglielo

L'autore di "Nel mare ci sono i coccodrilli" lo aveva perso a Fiumicino, una donna glielo restituisce a Valledoria. Il racconto sul web

19 ottobre 2017
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CAGLIARI. Dimenticare un giubbotto, con i soldi e la patente, su una sedia al gate dell’aeroporto di Fiumicino e poi ritrovarlo a Valledoria, nelle mani di una signora nordafricana che glielo riconsegna con tutto quello che c’era dentro. «Ti ho cercato, questi sono i tuoi», dice la donna. In cambio chiede solo 20 euro per la benzina. «Ché per portarteli sono venuta da lontano». È quanto racconta sul suo profilo Facebook lo scrittore Fabio Geda, autore torinese de “Nel mare ci sono i coccodrilli”. Una storia di burocrazia, ma anche di grande generosità. Oltre a un appello: «Tu, che non mi hai neppure detto come ti chiami. Se leggi questa storia mi scrivi per favore? Vorrei ancora dirti grazie».

«Sto andando a Cagliari al Festival Tuttestorie della Letteratura per ragazzi. A Fiumicino raggiungo il gate B4 dove parte l’aereo per Cagliari. Arriva l’ora dell’imbarco. In tasca ho ancora la carta d’identità mostrata a Caselle e il biglietto è salvato nel wallet dell’iPhone per cui, come niente fosse, acchiappo la borsa e in un attimo sono sull’aereo. Mentre decolliamo mi chiedo: Dove ho messo le cuffiette dell'iPhone? Mi rispondo: Nella tasca del giubbotto. Mi chiedo: Dove ho messo il giubbotto?».

Il post su Facebook inizia così. Un racconto lungo, diventato virale in poco tempo, con numerose condivisioni. Dopo il decollo lo scrittore si rende conto di aver dimenticato il giubbotto allo scalo di Fiumicino e si rivolge alla hostess: «Senta, sono un’idiota ho lasciato giubbotto e portafoglio a Fiumicino. Può avvisare qualcuno in aeroporto che lo prenda e lo conservi? Tra cinque giorni ripasso da Fiumicino e lo recupero. Risposta: No, non è possibile, non fa parte delle procedure. Deve rivolgersi al lost and found di Cagliari quando atterriamo».

Lo scrittore fa quello che gli consiglia la hostess ma all’aeroporto di Cagliari trova un muro di gomma. «Salve, potete mandare qualcuno a recuperare il mio giubbotto a Fiumicino? Risposta: No, non fa parte delle procedure. E perché? Loro: Perché chi avvisa la sicurezza che c'è un oggetto abbandonato dev'essere presente sul luogo e permettere alla sicurezza di registrare le sue generalità. E quindi? Loro: Quindi lei non può fare altro che continuare a telefonarci per sapere se qualcuno ha consegnato alla sicurezza il suo giubbotto. Immaginatevi la scena. Io sono a Cagliari. Giubbotto e portafoglio sono su una sedia a Fiumicino. Gli addetti alla sicurezza si trovano a meno di 5 minuti a piedi e non è tecnicamente previsto che uno di loro vada a prenderlo».

La sorpresa arriva quattro giorni dopo, a Valledoria, dove Geda è andato per incontrare gli studenti della scuola media. Una donna si presenta con in mano il suo giubbotto e il suo portafogli. «Grazie, dico io. Lei dice: c’è ancora tutto. Sono stordito. Abbraccio la donna. Dico. Spiegami. Lei parla di un volo da Fiumicino, stesso pomeriggio, stesso gate». Conclude amaro lo scrittore: «Ora carissimi addetti di Fiumicino voi e le vostre procedure. Voi che eravate a 5 minuti dal mio giubbotto, ma no non possiamo non è previsto. Una donna giunta da lontano ha attraversato la Sardegna per venire a portarmi ciò che voi potevate prendere in consegna facendo una pausa di caffè».

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