La Nuova Sardegna

I commentatori del web: odiatori violenti e puntuali

di Antonello Sechi
I commentatori del web: odiatori violenti e puntuali

Il caso di Paolo Fresu ripropone il tema degli "haters" che sputano valanghe di veleni sui social

20 ottobre 2017
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Paolo Fresu annuncia il digiuno a sostegno dello ius soli? Arriva in Sardegna una nave con un carico di migranti recuperati in mare davanti alle coste libiche? Notizie. Da pubblicare come tante altre, innanzitutto sul nostro sito web e poi da lanciare sulle pagine social del giornale. Con angoscia, stavolta. Perché lo sai già che cosa succederà. Compaiono pochi istanti dopo che hai premuto il tasto del mouse e inviato il post. Sembra che fossero lì in agguato, pronti a scatenarsi. Haters, odiatori, li chiamano. Oppure leoni da tastiera.

Sono un fenomeno dei nostri tempi social, sul quale – per comprenderlo meglio e alla ricerca di soluzioni - si studia nelle università. Ma anche a Menlo Park o a Mountain View, nelle sedi dei giganti del web. A cominciare da Facebook, il terreno prediletto degli “odiatori”. Vogliono bruciare, affogare, rimandare a calci a casa loro quei poveracci. Li accusano senza distinzione di essere tutti - uomini donne bambini - criminali, stupratori e ladri di pane (e sussidi) di chi ne ha diritto, ovvero dei locali. Danno dell’idiota, del complice dei politici ladroni o dell’illuso buonista (“portateli a casa tua”) a chi è favorevole allo ius soli o a chi fa sommessamente notare che i migranti, eccezioni a parte, sono esseri umani come te, persone in fuga dalla miseria che cercano un futuro per sé e le loro famiglie.

Tu che sei lì al web a dare notizie, e a tenere d’occhio anche i social quando il tempo te lo permette, rischi di essere sopraffatto dallo sconforto. Gli “odiatori” nella vita quotidiana non li incontri mai o quasi. Capita raramente, magari mentre sei fila alle poste, di sentire parole di questa violenza. Ma basta interloquire, spiegare, riflettere a voce alta e ti rendi conto del loro imbarazzo, a volte del senso di vergogna sopravvenuto. Sui social è diverso, difficile aprire un dialogo. Vai a vedere i loro profili Facebook per capire chi sono: trovi gente in difficoltà economiche che sfoga così il proprio malessere, chi è preoccupato per il mondo che gli cambia intorno e alza le barricate, “giustizieri” che fanno un unico fagotto con politici marci e poveracci. E trovi personaggi, magari con profili dubbi, che approfittano di tutto questo gettando benzina sul fuoco.

Paolo Fresu è solo l’ultimo bersaglio. È un musicista molto amato: è sardo, è bravo, ha saputo diventare una stella del jazz mondiale, non si tira indietro quando c’è da dare una mano a chi è in difficoltà. Magari organizzando in prima persona iniziative di solidarietà concreta: per esempio, raccogliendo fondi con i concerti per gli alluvionati di Olbia o per i terremotati del centro Italia. Rientra pienamente nella categoria “orgoglio sardo”, quella dei sardi che si fanno valere fuori dai confini dell’isola: sul web, le notizie che li riguardano fanno il pieno di click, “mi piace” e condivisioni. Eppure stavolta sono arrivati gli insulti.

Paolo Fresu non si è fatto intimidire e ha reagito rilanciando. Ha pubblicato sul suo sito sei pagine con gli screenshot di questi commenti, dove insieme all’insulto compare il nome di chi lo pronuncia. E ha invitato i lettori a scegliere il preferito. Una denuncia ironica che ha provocato nuovi insulti. Ma ha anche aperto un dibattito. E tu che sei al web speri che qualcuno capisca che è possibile argomentare timori e contrarietà in maniera civile. Speri, ti illudi, che possa sparire questo pazzesco linguaggio nazista. Nel frattempo elimini i messaggi più assurdi. E banni, cacci via, dalla tua pagina Facebook gli “odiatori”. Ma che tristezza.

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